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Oltre 200 cantanti contro l'AI: ci ruba il lavoro

La petizione Stop Devaluing Music firmata da oltre 200 cantanti americani chiede un uso responsabile dell'AI generativa che potrebbe rubare il lavoro agli artisti

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ai Fonte foto: Stock-Asso / Shutterstock

L‘AI torna in prima pagina e ancora una volta sono le proteste contro un uso irresponsabile dell’intelligenza artificiale a fare rumore. Oltre 200 cantanti americani, compresi nomi di grande richiamo come Katy Perry, R.E.M. e Pearl Jam, hanno lanciato la petizione “Stop Devaluing Music, che può essere tradotta con “Basta svalutare la musica“, tramite l’organizzazione no profit Artist Rights Alliance che punta a difendere i diritti degli artisti.

L’obiettivo della petizione è sostenere un uso “responsabile” dell’AI generativa, in particolare per quanto riguarda l’applicazione di queste tecnologie al settore musicale e, più in generale, a tutti quei settori artistici.

Cosa chiede la petizione

La petizione di Artist Rights Alliance vorrebbe contrastare l’uso irresponsabile dell’AI che, secondo quanto si legge nel testo pubblicato dagli artisti, rappresenta un “enorme minaccia” alla possibilità di proteggere “la nostra privacy, le nostre identità, la nostra musica e i nostri mezzi di sostentamento“.

Secondo gli artisti, molte compagnie del settore tech stanno utilizzando (senza permesso) le opere coperte dai diritti d’autore per addestrare i modelli AI. L’obiettivo sarebbe quello di rimpiazzare il lavoro di artisti umani con una grande quantità di suoni e immagini create dall’AI.

Un’ondata di contenuti generati dall’intelligenza artificiale, come chiarito dalla petizione, andrà a diluire le entrate per gli artisti con un effetto “catastrofico” per musicisti, artisti e cantautori che non potranno essere compensati adeguatamente. Secondo l’Alliance, si tratta di un vero e proprio “assalto alla creatività umana” che deve essere fermato per proteggere l’ecosistema musicale.

La petizione si chiude con un appello agli sviluppatori AI, alle aziende tech e alle varie piattaforme di streaming musicale che include la richiesta di non sviluppare e/o utilizzare tecnologie generative legate alla musica o altri strumenti che possono sostituire gli artisti nel settore.

L’AI generativa non si ferma

L’appello lanciato da Artist Rights Alliance segue altre petizioni simili arrivate nel recente passato. Per il momento, però, l’industria tech non sembra aver alcun’intenzione di fermare lo sviluppo delle AI generative, oramai punto di riferimento dell’attività di diverse aziende del settore.

La possibilità di generare audio, replicando (o anche “rubando“) la voce di una persona, rappresenta una delle nuove tendenze del settore AI, come confermato dal recente annuncio di Open AI che ha svelato, proprio pochi giorni fa, il nuovo modello Voice Engine.

Pur confermando un approccio cauto e optando per un rilascio graduale della nuova tecnologia, per evidenti rischi legati a un utilizzo improprio, OpenAI ha già mostrato le capacità di Voice Engine che ha bisogno di un campione audio di 15 secondi per poter replicare la voce di una persona. 

Per l’industria musicale, una tecnologia di questo tipo rappresenta una minaccia ulteriore. L’AI generativa, oltre a poter creare musica, potrebbe diventare presto capace anche di replicare la voce di qualsiasi cantante, con una fedeltà elevata, aprendo nuovi scenari inquietanti per l’intero settore musicale.