Qui le onde sono diventate più alte. E non è un buon segno
Le onde dell'Oceano Pacifico, più precisamente quelle della California, stanno diventando sempre più alte e soprattutto pericolose
Un vero e proprio paradiso per gli appassionati di surf, ma anche un pericolo che non dovrebbe essere sottovalutato. La California è rinomata per le proprie onde che ne fanno la tappa ideale per chi pratica questo sport e non solo, però l’aumento delle dimensioni di questo fenomeno acquatico non sono purtroppo un buon segnale.
Una pubblicazione scientifica apparsa in questi giorni sulla rivista specializzata “Journal of Geophysical Research” ha messo in luce come in questa zona degli Stati Uniti le temperature più elevate stiano determinando un pericoloso cambiamento. L’altezza media delle onde ha subito un innalzamento che non può lasciare indifferenti.
L’aumento delle onde negli ultimi vent’anni
Secondo quanto accertato dal principale autore della ricerca, Peter Bromirski, uno scienziato della Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California, nell’ultimo mezzo secolo c’è stato un incremento continuo dell’altezza delle onde, in particolare per quel che riguarda il periodo invernale. Come se non bastasse, nel ventennio compreso tra il 1996 e il 2016 le onde considerate “estreme” sono state fin troppo protagoniste con un totale raddoppiato rispetto all’arco temporale 1949-1969. Volendo essere ancora più precisi, con questo aggettivo si identificano le altezze che superano i quattro metri. È la conseguenza inevitabile del riscaldamento del pianeta che va a incidere sull’Oceano Pacifico, sempre più tempestoso.
Fino ad oggi, comunque, non è stato affatto semplice valutare i cambiamenti delle onde californiane nel lungo termine. Gli scienziati si sono avvalsi di misurazioni dirette per quel che riguarda l’altezza, però questo tipo di calcolo è cominciato soltanto negli anni Ottanta del secolo scorso. In particolare, ci si è affidati a delle boe sparse lungo la costa oceanica. Un metodo alternativo e ingegnoso è stato invece escogitato proprio da Bromirski. Quest’ultimo è partito dal presupposto che le onde del mare tendono a produrre una serie di segnali sismici nel momento in cui vanno a colpire la terraferma.
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Quando sono cambiate le onde californiane
L’autore dello studio apparso sul “Journal of Geophysical Research” ha quindi annotato le diverse registrazioni, partendo dagli anni Trenta e arrivando poi a calcolare la dimensione effettiva delle onde. Prima del 1970 c’era una variabilità molto più elevata, in primis per gli eventi del periodo invernale. Ci sono stati diversi fenomeni estremi, però non sono mancati gli anni con una attività molto bassa, per non dire trascurabile. Il cambiamento vero e proprio è quello che ha preso il via nel 1973, dunque cinquant’anni fa esatti. Questa accelerazione coincide con l’evoluzione del riscaldamento globale, dunque non può essere un caso che le due situazioni vadano di pari passo.
Tra l’altro, la crescita esponenziale dell’altezza delle onde è stata accompagnata da un aumento generale delle tempeste nell’Oceano Pacifico, altro fattore da tenere in debita considerazione. Queste tempeste vengono influenzate da un sistema di bassa pressione che proviene dall’Alaska. La principale preoccupazione ha comunque un nome ben preciso: “onda del secolo”. Con questo termine si identificano i cavalloni di dimensioni mostruose che vengono superati nel loro picco soltanto una volta nel corso di un secolo. In questi casi si potrebbero persino andare oltre i 16 metri con tutte le conseguenze facilmente immaginabili per cose e persone.