Gli orsi polari stanno diventando sempre più affamati e pericolosi
Gli orsi polari sono costretti a trascorrere troppo tempo sulla terraferma. A causa del cambiamento climatico sono molto più vicini all'uomo
In alcune aree del Canada le persone si ritrovano a convivere con il concreto rischio degli orsi polari, che stanno diventando sempre più aggressivi e pericolosi. Un articolo della BBC evidenzia come a Churchill siano presenti dei cartelli decisamente fuori dalla norma per quasi qualsiasi altro luogo sulla Terra: “Se un orso polare ti attacca, devi reagire”, “Siate consapevoli della presenza di orsi”. Una vita al limite, per certi aspetti, che dice tanto di come stiano cambiando questi animali maestosi.
La vita con gli orsi polari
Churchill non è una città come le altre. È infatti conosciuta come la capitale mondiale degli orsi polari. Non stupisce che qui una tredicenne abbia suggerito alla corrispondente della BBC di colpire sul naso un orso polare aggressivo, perché è uno dei punti più sensibili.
Ogni anno la baia di Hudson, sulla quale è arroccata la città, si scongela e spinge gli orsi a raggiungere la riva. In centinaia si radunano, in attesa. Per gli orsi polari il ghiaccio marino è un banchetto. Di fatto offre l’accesso alle foche, che è sempre la loro portata preferita. Nell’Artico sono note 20 sottopopolazioni di orsi polari. Purtroppo negli anni ’80 ce n’erano circa 1.200 in quest’area e ora Churchill rivela come quasi la metà sia sparita.
Il motivo? La baia è libera dal ghiaccio per troppo tempo, a causa del riscaldamento globale. Ciò costringe questi animali a “fare la fame” per più tempo, con minori chance di cimentarsi nella caccia alle foche. Di fatto oggi stanno sulla terraferma un mese in più, circa, rispetto ai loro nonni.
Lo studio degli orsi polari
Churchill è il luogo ideale per effettuare studi approfonditi e all’avanguardia sugli orsi polari. Geoff York, della Polar Bears International (PBI), lavora nell’Artico da più di trent’anni, impegnato nel testare nuove tecnologie per individuare le creature e proteggere le persone. Insieme al suo team sta mettendo a punto un sistema basato su un radar, noto come “bear-dar”.
Un impianto sperimentale con un’antenna molto alta con rilevatori che scansionano a 360°. È posto sul tetto di un lodge nel cuore della tundra: “Presenta un’intelligenza artificiale, il che vuol dire che possiamo insegnargli cosa sia un orso polare. Funziona 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Può vedere di notte e in condizioni di scarsa visibilità”.
Per quanto gli attacchi degli orsi non siano così frequenti, statisticamente parlando, sono un reale rischio per le persone che vivono e lavorano in ambienti artici isolati. All’inizio del 2024 un lavoratore canadese è stato ucciso da due esemplari nei pressi di una stazione remota di difesa nel territorio del Nunavut settentrionale.
Aumento dei rischi
Gli orsi polari sono di fatto costretti a cambiare il proprio atteggiamento. Il cambiamento climatico li tiene per maggior tempo sulla terraferma. Ciò vuol dire che le probabilità che entrino in contatto con gli uomini vanno aumentando.
Per questo esiste un corpo di ranger addestrati, che pattugliano Churchill ogni giorno. È una squadra d’allerta, autorizzata a sfruttare svariati mezzi, come una “trappola viva”. Un contenitore a forma di tubo, con all’interno un’esca di carne di foca e una porta, azionata dall’orso quando si arrampica all’interno.
Da qui si passa a una vera e propria struttura di detenzione, dove gli animali vengono trattenuti 30 giorni. Un periodo utile per insegnare loro quanto sia negativo venire in città in cerca di cibo. Al tempo stesso, però, nessun trattamento prevede rischi per la salute degli orsi.