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Pompei regala altre sorprese: l'ultima scoperta italiana

Pompei continua a stupire, come dimostra l'ultimo ritrovamento nella Casa dei Casti Amanti: gli archeologi hanno scoperto qualcosa di unico.

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“Subbuglio, confusione, tentativi di fuga e nel mentre terremoto, lapilli, correnti turbolente di cenere vulcanica e gas caldi”. È il ritratto della tragedia di Pompei, un inferno scatenatosi nel 79 d.C. in quella che è a tutti gli effetti l’eruzione vulcanica più celebre della storia. E anche la più tragica, studiata da secoli grazie agli scavi di una delle aree archeologiche più importanti del mondo e che ancora oggi non smette di aggiungere dettagli a quanto già è in nostro possesso. In ultimo, gli archeologi hanno rinvenuto gli scheletri di due vittime nella Casa dei Casti Amanti che fanno luce su un nuovo dettaglio di quel fatidico evento.

Scoperti due nuovi scheletri nella Casa dei Casti Amanti

L’Insula o Casa dei Casti Amanti è un sito di grande interesse nel Parco Archeologico di Pompei. Prende il nome dalla celebre raffigurazione del bacio tra due amanti, appunto, e comprende due dimore di prestigio delimitate da Via di Nola e Via dell’Abbondanza. Dal 2022 è al centro di un grande cantiere di restauro volto al rifacimento delle coperture e a liberare l’area da ogni interferenza, in modo da consentire il completamento dello scavo.

A distanza di mesi, qualcosa di nuovo è emerso ed è stato lo stesso Parco Archeologico a darne notizia lo scorso martedì 16 maggio. Gli archeologi hanno scoperto due scheletri mai visti prima, che erano rimasti nascosti sotto a un muro crollato proprio nella Casti Amanti prima che venisse ricoperta di materiale lavico durante la terribile eruzione del Vesuvio. Si tratterebbe di due vittime di sesso maschile di almeno 55 anni e non è da escludere che siano morte in seguito a un terremoto, avvenuto pochi giorni prima dell’evento vulcanico.

“Durante la rimozione delle vertebre cervicali e del cranio di uno dei due scheletri – si legge nel comunicato -, sono emerse tracce di materiale organico, verosimilmente un involto di stoffa. All’interno sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come vaghi di collana, sei monete. Due denari in argento: un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, da riferire alle produzioni di Vespasiano. Le restanti monete in bronzo (due sesterzi, un asse e un quadrante), erano anch’esse coniate durante il Principato di Vespasiano e pertanto di recente conio”.

Interessanti anche gli elementi emersi nella stanza in cui giacevano i due corpi: si tratta di oggetti di vario tipo, come un’anfora verticale appoggiata a una parete oltre a una collezione di vasi, ciotole, brocche. Ma quel che ha colpito gli archeologi è l’evidente danno subito da due delle pareti dell’edificio e provocato dai terremoti precedenti all’eruzione: proprio il crollo di una di esse avrebbe colpito uno dei due uomini, di cui si può ancora vedere il braccio alzato forse nel tentativo di proteggersi.

Gli scavi di Pompei gettano nuova luce sulle vittime del Vesuvio

Pompei è il fermo immagine di una delle tragedie più celebri e mortali di cui si abbia testimonianza. Ma se è vero che conosciamo da tempo gli effetti dell’eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C., d’altro canto gli ultimi scavi dimostrano quanto ancora non sappiamo di ciò che avvenne esattamente.

Gli scavi “costituiscono la testimonianza sempre più chiara che, durante l’eruzione, non furono solo i crolli associati all’accumulo dei lapilli o l’impatto delle correnti piroclastiche gli unici pericoli per la vita degli abitanti dell’antica Pompei, come gli scavi degli ultimi decenni stanno sempre più investigando”, si legge nel comunicato.

Il Vesuvio uccise circa il 15-20% della popolazione che tentò di rifugiarsi negli edifici di Pompei, ma anche il crollo degli edifici dovuto ai terremoti contestuali all’eruzione ebbero un impatto letale. Gli scheletri appena rinvenuti dimostrano proprio che le due vittime sono morte ben prima della colata lavica, “probabilmente a causa di molteplici traumi” dovuti al “crollo di una parte dell’edificio”.

Il direttore degli scavi di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha affermato che la tecnologia moderna sta aiutando gli archeologi “a comprendere meglio l’inferno che ha distrutto completamente la città di Pompei in due giorni, uccidendo molti abitanti: bambini, donne e uomini”. “Il ritrovamento dei resti di due pompeiani avvenuto nel contesto del cantiere in opera nell’Insula dei Casti Amanti – ha aggiunto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – dimostra quanto ancora vi sia da scoprire riguardo la terribile eruzione del 79 d.C. e conferma l’opportunità di proseguire nelle attività scientifiche di indagine e di scavo. Pompei è un immenso laboratorio archeologico che negli ultimi anni ha ripreso vigore, stupendo il mondo con le continue scoperte portate alla luce e manifestando l’eccellenza italiana in questo settore”.