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Può crescere nello Spazio: questa specie può cambiare l'esplorazione del Cosmo

Se le piante potessero crescere nello spazio, le missioni interstellari e interplanetarie potrebbero diventare più facili. E adesso pare che un fungo riesca proprio in questa fenomenale operazione

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La chiave per la sopravvivenza nello spazio? È nascosta fra muffe e spore, ma non immaginatevi anfratti polverosi e pianeti lontani: proprio sulla Terra, infatti, si trova un laboratorio molto speciale che sta lavorando per consentire all’uomo di sostentarsi durante i viaggi interstellari e interplanetari. E, a quanto pare, i ricercatori che conducono gli studi avrebbero trovato una soluzione, sotto forma di fungo.

Si tratta di un risultato straordinario che potrebbe cambiare tutto e che arriva dopo anni e anni di studi: è dal 2019, infatti, che la Biological and Physical Sciences Division (BPS) della NASA, insieme al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, esamina e sviluppa colture fungine e orticole per rintracciare quelle con una crescita più rapida, valori nutrizionali più elevati e resistenza migliore all’assenza di gravità e alle condizioni d’isolamento e lontananza dalla luce naturale.

Alla ricerca del cibo spaziale

Per rintracciare l’alimento più adatto ai viaggi spaziali i ricercatori della NASA hanno lavorato sulle succitate muffe e spore, ma non solo. Si sono infatti cimentati anche con l’impiego virtuoso di microbi, non da intendersi come virus o batteri ma come veri e propri micro organismi in grado di produrre delle specifiche sostanze. Nella fattispecie, i microbi utilizzati all’interno di quello che è stato ribattezzato Biotechnology Lab producono dei microelementi che riescono a giovare, contemporaneamente, sia allo sviluppo delle piante che alla salute umana.

Partendo da questi microbi, gli scienziati hanno studiato (e tutt’ora studiano) le interazioni pianta-microbo per raggiungere risultati ottimali. Nel corso di queste analisi è stato individuato il Cladosporium Sphaerospermum, un fungo che permette ad altri funghi e a diversi tipi di piante di essere coltivati durante i voli spaziali e di crescere in maniera costante, senza arrivare all’esaurimento.

Il fungo “spaziale” e le analisi scientifiche

Il Cladosporium Sphaerospermum consente in particolare la crescita di un altro fungo molto particolare, soprannominato Black Magic. Stando a quanto scoperto finora, questo fungo cresce e prospera perfettamente accanto al Cladosporium ed è in grado di soddisfare le esigenze nutrizionali degli astronauti. Chiaramente, però, da solo non basterebbe. Ed è per questo che si sta cercando di capire quanto il Cladosporium possa fare la differenza se messo a contatto con altre piante.

Secondo gli studiosi del Biotechnology Lab, se le nuove analisi scientifiche sono corrette, i gas e i composti organici volatili prodotti dal Cladosporium potrebbero influenzare positivamente la crescita di diversi ortaggi (carote, patate, pomodori) anche durante lunghi periodi in orbita. Non ci sono però ancora dati certi, perché l’interazione tra il Cladosporium e queste tipologie di piante deve ancora passare dai test nelle camere di prova ambientali.

Le camere di prova e le prossime risposte

Le camere di prova ambientali ricreano le condizioni in cui le piante dovrebbero crescere una volta partito il veicolo spaziale. Al loro interno viene posizionato un intero set per la coltivazione e, nel caso attuale, saranno piantati diversi tipi di vegetali che rimarranno a lungo a contatto con il Cladosporium. Grazie a queste camere gli studiosi saranno in grado di capire a tutto tondo l’efetto dei composti volatili.

«Se il Cladosporium riuscirà ad avvantaggiare altre piante – ha detto Ray Wheeler, responsabile dell’impianto orticolo-biologico del Biotechnology Lab – potremo dire di aver trovato la “formula magica” e potremo iniziare a testare tutti gli effetti di questa spinta su piante commestibili più complesse da portare nello spazio». Ancora una volta, dunque, non resta che aspettare nuovi risvolti e conferme.