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Qualcosa è apparso sulla superficie di Mercurio: che succede

Qualcosa è apparso sulla superficie di Mercurio che sta cambiando aspetto ormai da circa 3 miliardi di anni: cosa sta succedendo?

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Mercurio sta cambiando aspetto e lo dimostrano le ultime immagini raccolte dagli astronomi. In particolare è un articolo pubblicato su Nature Geoscience a porre l’attenzione su quanto sta accadendo sulla superficie del Pianeta, il più vicino al nostro Sole: continuano a formarsi come delle "rughe" e c’è una ragione ben precisa. Mercurio si sta restringendo ormai da miliardi di anni perché il metallo al suo interno si è raffreddato.

Le strane "rughe" sulla superficie di Mercurio

Come ribadiscono gli astronomi e autori dello studio pubblicato su Nature Geoscience (Widespread small grabens consistent with recent tectonism on Mercury), Mercurio si sta restringendo da miliardi di anni. Si tratta di un processo lento ma che mostra già da tempo dei segni evidenti, proprio come le cosiddette "rughe" che sono comparse sulla sua superficie e che gli esperti sono stati in grado di osservare e studiare "da vicino" grazie alle immagini e ai dati raccolti dalla sonda Messenger (Mercury Surface, Space Environment, Geochemistry and Ranging), attiva dal 2011.

"Poiché l’interno di Mercurio si sta restringendo, la sua superficie (crosta) ha progressivamente meno area da coprire. Ciò si traduce nella formazione di ‘faglie di spinta’, in cui parti di suolo vengono spinte su quelle adiacenti". Questa attività fa sì che alcune parti della crosta superficiale del Pianeta collassino, creando come delle scarpate "simili alle rughe che si formano su una mela quando si fa vecchia", come ha spiegato David Rothery, professore di Geoscienze Planetarie presso la Open University di Milton Keynes nel Regno Unito.

Perché Mercurio si sta rimpicciolendo

Non è la prima volta che si parla del restringimento di Mercurio, che di base è un Pianeta molto piccolo ma via via è destinato a rimpicciolirsi sempre più. Gli scienziati studiano il fenomeno da anni, per la precisione sin da quando nel 1974 la missione Mariner 10 catturò le primissime immagini di questa enormi scarpate, alte svariati chilometri e altrettanto estese lungo la superficie del Pianeta.

Messenger dal 2011 al 2015 ha catturato ulteriori immagini, rilevando però che le scarpate sono aumentate in gran numero. Tali osservazioni, raccolte e analizzate nel sopracitato studio, hanno consentito agli esperti di calcolare come il raggio di Mercurio si sia ridotto di circa 7 km in totale. Ma c’è di più perché, oltre alle 48 scarpate, gli scienziati e autori dello studio hanno contato alcune piccole strutture che vi si sovrappongono (graben) "molto più giovani dell’antica struttura su cui si trovano [hanno non più di 300 milioni di anni, ndr], altrimenti sarebbero stati cancellati alla vista dai crateri da impatto", come si legge nello studio.

Non è ancora noto fino a quanto si spingerà questo restringimento del Pianeta ma è certo che il fenomeno si verifica da miliardi di anni nonostante la posizione e le caratteristiche specifiche: Mercurio è il più vicino al Sole ma comunque il suo interno si è raffreddato a causa della dispersione di calore. Dunque la roccia e il metallo in esso contenuti si sono contratti via via di volume ed è ragionevole pensare che questo processo non si interromperà, almeno per il momento, sebbene potrebbe rallentare perdendo un po’ di ritmo.

Occhi puntati su Mercurio, dunque. Questo fenomeno sarà certamente approfondito grazie a BepiColombo, missione lanciata nel 2018 congiuntamente dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dall’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA) che ha già raccolto alcune immagini eccezionali sorvolando il Pianeta, seppur si preveda che entri nella sua orbita soltanto nel 2025.