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Una spirale nello Spazio ci sta indicando una nuova via nell'Universo: la scoperta

Il telescopio Hubble è riuscito a catturare una splendida immagine di una galassia a spirale che aiuterà gli astronomi a misurare l'Universo

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Insolita galassia a spirale Fonte foto: ESA/Hubble & NASA

Infaticabile come non mai (dal lontano 1990), il telescopio spaziale Hubble continua a catturare immagini dell’Universo che non possono lasciare indifferenti, neanche i meno appassionati. Negli ultimi giorni, in particolare, lo strumento progettato dalla NASA ha avvistato una galassia a spirale, un vero e proprio “mostro del cielo” che ricopre un ruolo fondamentale.

Si sta parlando di UGC 9391, un insieme di stelle e sistemi che sorge nella costellazione del Dragone, per la precisione a 130 milioni di anni luce dal nostro pianeta. Oltre alla bellezza dei suoi colori e del calore emanato, questa costellazione ci sta indicando una nuova via: gli scienziati infatti potranno sfruttarla in modo utile per capire quanto si stia realmente espandendo l’Universo.

Una galassia a spirale particolarmente luminosa

Normalmente questa costellazione non appare mai nel cielo meridionale a causa della posizione ravvicinata rispetto al Polo Nord celeste. Ci si trova fra l’Orsa Maggiore e quella Minore e gli astronomi hanno scrutato fino ad ora la galassia grazie alla luce di determinate stelle. La nuova foto di Hubble mostra UGC 9391 al centro di uno sfondo pieno di altre galassie più o meno distanti. La galassia a spirale in questione è però caratterizzata da due intriganti sorgenti luminose, vale a dire le Cefeidi (stelle che pulsano aumentando o diminuendo il loro diametro) e una supernova di tipo IA (originata dall’esplosione di una nana bianca).

Grazie alle varie osservazioni del telescopio, attualmente gestito dalla NASA insieme all’ESA, ora è stato possibile costruire una mappa accurata dell’Universo, uno strumento che consente agli astronomi di capire quali siano gli oggetti più distanti. È quindi merito della galassia UGC 9391 se è stata costruita la cosiddetta Cosmic Distance Ladder, conosciuta anche come scala delle distanze extragalattiche, ovvero la successione dei metodi con cui gli astronomi determinano le distanze degli oggetti celesti.

Sono le Cefeidi a svolgere il ruolo più strategico, visto che la luminosità variabile delle stelle fa intuire in poco tempo quanto una determinata galassia sia distante. Si è già detto che il complesso stellare si trova a ben 130 milioni di anni luce, come si è riusciti a immortalarlo con tanta precisione?

L’osservazione della galassia

Hubble non è un telescopio qualsiasi ed è dotato, tra i vari strumenti, anche della Wide Field Camera 3: un filtro che è capace di raggiungere persino gli angoli più remoti del cielo, restituendo immagini di eccezionale qualità. Le sue osservazioni possono comprendere un intervallo molto ampio dello spettro elettromagnetico. UGC 9391 è nota agli astronomi già da qualche tempo e ha attirato spesso l’attenzione per il fatto che si sta progressivamente allontanando dalla Terra a oltre 2mila chilometri dal secondo. Non se ne parlava in modo così sensazionale da quasi due decenni.

Era il 2003 quando proprio all’interno della galassia che fa parte della costellazione del Dragone fu intercettata una supernova ribattezzata SN 2003du. All’epoca se ne parlò diffusamente, anche perché la sua magnitudine apparente venne calcolata in un valore pari a 15,9. La magnitudine apparente non è altro che la luminosità di qualsiasi oggetto celeste che può essere rilevata da uno specifico punto di osservazione, di solito il pianeta Terra. Un valore del genere ci fa capire che la luminosità non è visibile all’occhio umano, ma che sono circa 500mila le stelle più luminose dello stesso oggetto celeste determinato.