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Il "supervulcano" che rischia di esplodere in Italia

In Italia, per la precisione ai Campi Flegrei, c'è un supervulcano che rischia di eruttare e di provocare danni di grande entità

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Dormiente, ma non all’infinito. C’è un vulcano, anzi un supervulcano italiano che sta preoccupando a livello internazionale, tanto da meritare un articolo sulla rivista scientifica “Communications Earth & Environment”. Si tratta della struttura geologica che sorge ai Campi Flegrei, non lontano da Napoli e che sarebbe prossima all’esplosione.

Lo studio è stato condotto da diversi ricercatori, ma l’autore principale è Christopher Kilburn, docente universitario di Scienze della Terra a Londra. L’allarme è stato inevitabile: ci sarebbe un’eruzione imminente dopo che l’ultima di questo vulcano è stata registrata nel lontanissimo 1538. Le conseguenze potrebbero essere a dir poco catastrofiche.

Il comportamento del supervulcano

Il problema di questo supervulcano è la sua crosta che sta diventando sempre più debole, quindi incline alla rottura. Non va dimenticato che le persone che abitano all’interno della caldera o nei paraggi sono tantissime. Come ricostruito dallo studio inglese, se i Campi Flegrei dovessero “riaccendersi”, andrebbero ad eruttare roccia fusa e gas vulcanici nella stratosfera, scatenando tsunami di ben 33,5 metri di altezza. Non andrebbe sottovalutato nemmeno il pennacchio di zolfo e cenere tossica. C’è comunque un dettaglio che induce maggiormente all’ottimismo, come si può leggere nelle pagine di questa ricerca scientifica. Le probabilità di eruzione sono elevate, ma è possibile che accada anche altro.

Il supervulcano potrebbe eruttare, ma l’evento non è garantito. La rottura della crosta potrebbe infatti aprire una fessura, con il magma che dovrebbe essere sospinto verso l’alto e soprattutto nel punto giusto per dar vita al fenomeno catastrofico. Tra l’altro, c’è da fare una precisazione importante in questo caso. I Campi Flegrei vengono appunto definiti da più parti “supervulcano”, però questo accostamento non è avvenuto ancora con certezza. I supervulcani, infatti, producono eruzioni di magnitudo massima (8 nell’indice di esplosività), con l’espulsione contemporanea di mille chilometri cubici di materiale. Il precedente del ‘500 a cui si è fatto riferimento, non è stato caratterizzato da numeri simili.

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Il possibile risveglio del supervulcano

La più grande eruzione di cui è stato protagonista il supervulcano dei Campi Flegrei ha provocato l’espulsione di materiale fino a 285 chilometri cubici, dunque circa un terzo del previsto e con l’inevitabile classificazione nella categoria 7 per quel che riguarda l’esplosività. Tra gli elementi chimici più pericolosi che verrebbero messi in circolo c’è di sicuro il fluoro, capace di uccidere piante e provocare malattie negli animali. Nel corso del XX secolo, questo vulcano ha dato segni di agitazione e risveglio a cadenza decennale e c’è una spiegazione ben precisa per questo brontolio che non sembra terminare più.

Tutto è probabilmente legato al gas vulcanico che penetra in profondità nella crosta (fino a 3 chilometri per la precisione), venendo assorbito come se fosse una spugna. Ecco perché la crosta stessa si allunga, si deforma e tende persino a scivolare, causando piccoli terremoti che rimbombano in superficie. Il calore e la pressione sono in grado di sospingere le rocce oltre il limite critico del cosiddetto “degassamento”, aprendo una fessura che farebbe esplodere il magma sottostante. È l’ennesimo allarme che riguarda questo supervulcano, in questo caso i nuovi dettagli non fanno certo dormire sonni tranquilli.

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