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Il Paese dove l'elettricità si sta esaurendo: cosa sta succedendo

Che succede a Taiwan e perché si parla di una crisi energetica imminente? Secondo le ultime stime, presto potrebbe esaurire del tutto l'elettricità.

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Taiwan è il maggiore produttore mondiale di chip per computer avanzati. Solo il parco scientifico di Hsinchu, inaugurato nel 1980 e che si estende quasi per 1.500 ettari, ingloba le aziende tecnologiche di maggior successo del settore a livello locale ma anche internazionale. Ed è soltanto un esempio. Ma allora perché si parla di crisi energetica?

Leader mondiale nella produzione tecnologica

Un successo rinnovatosi negli anni per Taiwan che, ha dato vita a startup che sono diventate leader mondiali nella produzione dei chip per computer più avanzati al mondo. La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), ad esempio, ne produce almeno il 90%. Eppure tutto questo ha creato un problema che si stima, in un futuro non troppo lontano, potrebbe minacciare la prosperità del settore nell’isola.

L’enorme produzione di chip, la dipendenza dall’utilizzo di combustibili fossili e il ritardo nello sviluppo di fonti rinnovabili stanno portando Taiwan verso una crisi energetica senza precedenti.

In quanto maggiore produttore mondiale di chip per computer avanzati, Taiwan sta lottando per soddisfare la domanda di elettricità. Fortemente dipendente dai combustibili fossili importati, prossima a chiudere l’ultima centrale nucleare e lenta nello sviluppo di fonti rinnovabili, l’isola si sta dirigendo verso una crisi energetica.

Perché l’elettricità si sta esaurendo a Taiwan

La crisi energetica a Taiwan è multifattoriale e, come abbiamo appena visto, dipende da una concomitanza di elementi che a lungo andare potrebbero trascinare l’isola verso un punto di non ritorno.

Una interessante analisi della situazione è stata pubblicata in un articolo su Yale Environment 360, che riporta i dati di Greenpeace: “Gli oltre 23 milioni di abitanti di Taiwan consumano quasi la stessa quantità di energia pro capite dei consumatori statunitensi – si legge -, ma la quota maggiore di tale consumo, il 56%, va al settore industriale di Taiwan per aziende come TSMC. Infatti, TSMC da sola utilizza circa il 9% dell’elettricità di Taiwan. Una stima di Greenpeace ha suggerito che entro il 2030 l’industria manifatturiera dei semiconduttori di Taiwan consumerà il doppio dell’elettricità di tutta la Nuova Zelanda nel 2021. La maggior parte di questa enorme domanda di energia, circa l’82%, suggerisce il rapporto, proverrà da TSMC”.

Dunque se è vero che Taiwan ha raggiunto lo status di leader mondiale nel settore tecnologico e, in ultimo, si sta adoperando per diventare leader anche per quanto concerne lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dall’altra fatica a tenere il passo, col rischio di trovarsi a breve priva dell’energia necessaria a mantenere attiva tale massiccia produzione.

Verso una crisi energetica

“Nicholas Chen, un avvocato che analizza le politiche di Taiwan in materia di clima ed energia, avverte che la collisione degli impegni di Taiwan per la transizione verso l’energia pulita e la sua posizione nelle catene di fornitura globali come partner chiave delle multinazionali che si sono impegnate a rispettare scadenze nette zero, insieme alla crescita esplosiva della domanda, ha tutti gli elementi per una crisi”, riporta ancora l’articolo.

Chen sottolinea come il problema sia imminente anche considerando che “Negli ultimi otto anni ci sono state quattro grandi interruzioni di corrente: i brownout sono all’ordine del giorno”. Per “brownout” si intende un calo della tensione in un sistema elettrico che può essere involontario, perché causato appunto da una richiesta eccessiva di energia elettrica (ma anche da malfunzionamenti nei sistemi spesso dovuti a fenomeni meteorologici di grave entità), oppure volontario, vale a dire provocato intenzionalmente per ridurre il carico in caso di emergenza.

Angelica Oung, giornalista e fondatrice dell’organizzazione no profit Clean Energy Transition Alliance, pone l’attenzione in particolare su due blackout. Da una parte quello del 2021 che ha colpito TSMC e 6,2 milioni di famiglie per cinque ore e quello del 2022 che ha colpito 5,5 milioni di famiglie: “Segno di un sistema energetico pericolosamente vicino al limite“.

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