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SCIENZA

Qualcosa di misterioso sta scuotendo Marte, si indaga sull'origine

Un lander della NASA ha rilevato una violenta scossa di terremoto su Marte. Si tratta della più dura mai registrata a livello extraterrestre: ecco le possibili origini, che mostrano come Marte non sia un pianeta morto

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Se si guarda alla superficie di Marte, la prima definizione che balza alla mente è questa: morta. Ciò che accade sotto lo strato superiore, però, è decisamente interessante. Il pianeta è decisamente vivo e in profondità si registra ancora calore, residuante dalla formazione del pianeta.

Un calore che sfugge col tempo nello spazio, lasciando raffreddare la crosta, che si contrae e trema. Una missione della NASA dello scorso anno ha portato un lander ad ascoltare questi rumori sismici, riscontrando il più forte mai percepito dall’uomo, fin dal suo “arrivo” su Marte. È senza dubbio la più grande scossa extraterrestre mai rilevata dagli scienziati terrestri. Ma qual è stata la causa? Esclusa l’ipotesi di un meteorite, mentre si fa largo l’ipotesi che le teorie sul “pianeta morto” siano estremamente esagerate.

Terremoto su Marte

Considerando come un elemento del genere possa modificare radicalmente la concezione che abbiamo di Marte, lascia immaginare il tipo di impatto che potrà avere un’analisi in loco. Nel 2018 è stato lanciato il lander stazionario InSight della NASA. Sei mesi dopo la partenza, ha toccato terra su Marte, in una pianura nota come Elysium Planitia, a nord dell’equatore del Pianeta Rosso.

Uno degli strumenti più importanti a bordo era proprio un sismometro. L’obiettivo era quello di registrare tutte le attività sismiche, di qualsiasi natura. Da quelle causate da urti spaziali a quelle legate al raffreddamento della crosta. Il tutto nella speranza d’essere sorpresi, di fatto, scoprendo ulteriori dettagli su Marte, come ad esempio un’eventuale attività sismica.

Le profonde origini della scossa

La missione è stata un successo, con più di 1300 terremoti registrati entro dicembre 2022. A maggio 2022 era stato rilevato un terremoto di magnitudo 4,7, denominato S1222a. Un evento tanto grande da combinare per potenza tutti gli altri registrati da InSight.

Tanto forte da mettere in difficoltà gli scienziati in merito all’origine del fenomeno. Il primo sospetto ha riguardato una possibile natura vulcanica. Lo sguardo si è dunque rivolto verso la regione Cerberus Fosse, individuata dal lander come fonte delle principali scosse. Si è fatta poi largo l’ipotesi di un meteorite giunto sulla superficie. Di certo non una rarità, considerando come il solo lander ne avesse rilevati ben due nel suo periodo di attività, seppur con impatti minori.

Tutto è cambiato, però, in seguito alle analisi guidate da Benjamin Fernando dell’Università di Oxford. È stata esaminata un’area totale di migliaia di chilometri quadrati intorno a InSight, evidenziando l’assenza di qualsiasi cratere. Ciò suggerisce una sola causa per il terremoto: tettonica. La fonte misteriosa si troverebbe, dunque, 20 km sotto la superficie. Il tutto deriverebbe da faglie e pieghe in formazione nella crosta del pianeta, che va restringendosi. Ecco le parole di Bruce Benerdt del JPL: “Il suolo di Marte ha crepe ovunque. Se scivolano l’una sull’altra, si chiama faglia e il movimento su una faglia provoca un terremoto. Non è però detta ancora l’ultima parola. Le analisi proseguono, in assenza di una cresta rugosa che possa essere posta in relazione ai terremoti rilevati da InSight.

Se questo fosse il caso, ci saranno numerosi altri terremoti marziani, di cui tener conto per il prossimo futuro, in vista di un nostro approdo. Ulteriori ricerche verranno effettuate, ovviamente, ma è certo che questo pianeta sia particolarmente vivo, al di là dell’impatto in superficie. C’è tanto movimento in profondità e questo potrebbe aiutare a comprendere meglio la storia marziana. Ecco le parole di Fernando: “Se Marte è mai stato abitabile, la situazione è cambiata quando l’attività geologica su larga scala si è fermata? L’estinzione della vita su Marte e l’estinzione della sua tettonica a placche sono domande ancora molto aperte”.