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SCIENZA

Trovate le più antiche tracce umane in Asia: una scoperta eccezionale

In una grotta situata in Asia, sono riemersi dei frammenti di ossa umane: sono forse le più antiche mai trovate in questa regione, una scoperta sensazionale.

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Antropologo scopre un teschio nascosto sotto terra Fonte foto: iStock

Esplorando le profondità di una grotta situata nel Laos, gli scienziati hanno scoperto qualcosa di inaspettato: sono riemerse delle ossa umane in frammenti, che sembrerebbero datare più indietro nel tempo la presenza dell’Homo sapiens nel sud-est asiatico. Questa è un’area di particolare interesse, perché viene considerata il crocevia principale tra l’Asia e l’Oceania. Scoprire quando i nostri antenati siano arrivati in questo angolo di mondo è dunque davvero importante.

Trovate ossa umane in una grotta

L’Homo sapiens, che secondo gli esperti avrebbe avuto la sua origine in Africa, si è poi diffuso pian piano in tutto il resto del mondo. Ma quando è accaduto? Solo poche settimane fa, in Grecia hanno scoperto le più antiche tracce della presenza umana nella regione, databili a circa 700mila anni fa. In Asia, la situazione è diversa: ci è voluto molto più tempo affinché i nostri antenati vi arrivassero. Un nuovo ritrovamento aiuta a fare luce su questo mistero. Nella grotta di Tam Pà Ling, situata tra le montagne nel nord del Laos, gli scienziati hanno rinvenuto qualcosa di speciale.

Nelle profondità della caverna, qualche tempo fa erano emerse delle ossa umane che avevano circa 70mila anni. Questo risultato così incoraggiante aveva spinto gli archeologi a proseguire nelle ricerche, scavando ancora più a fondo. Quello che hanno trovato apre a nuove e interessanti ipotesi: sono infatti tornati alla luce alcuni frammenti di due ossa, appartenenti rispettivamente alla parte anteriore di un cranio e ad uno stinco. Secondo gli esperti, sarebbero finiti all’interno della grotta per puro caso, trascinate nelle profondità della montagna da un potente monsone.

Nonostante si trattasse solamente di piccoli frammenti, gli scienziati sono riusciti ad analizzare le ossa: confrontando le dimensioni e la forma con quelle dei primi esseri umani, hanno notato che – tra i nostri antenati più arcaici – si avvicinano maggiormente a quelle appartenute all’Homo sapiens. Mediante la datazione con la luminescenza e quella uranio-torio, inoltre, hanno scoperto che il cranio risale a circa 73mila anni fa, mentre lo stinco è ancora più antico e si stima abbia ben 86mila anni. Si tratta di un ritrovamento sensazionale, che cambia le nostre attuali conoscenze sulla diffusione dell’Homo sapiens in Asia.

Cosa significa questo ritrovamento

La scoperta, riportata in uno studio pubblicato su Nature Communications, ha una grande importanza. Per lungo tempo, i ricercatori hanno dibattuto sui tempi dell’arrivo dei nostri antenati in questa regione. “Quasi nessuna ricerca antropologica è stata fatta nel Laos dalla Seconda Guerra Mondiale” – ha affermato Fabrice Demeter, paleoantropologo dell’Università di Copenhagen e autore principale della ricerca. Le prove raccolte finora ci raccontavano una storia diversa: sapevamo infatti che l’Homo sapiens aveva migrato dall’Africa circa 60mila anni fa, grazie a testimonianze genetiche e strumenti di pietra rinvenuti in Asia.

Ma questo nuovo ritrovamento sposta indietro le lancette di quella che potrebbe essere stata la prima, vera migrazione. È anche possibile che le ossa rinvenute siano quelle di una “popolazione fallita”: “Forse questo era un gruppo che si è disperso nel sud-est asiatico e si è estinto prima che potessero contribuire al pool genetico umano di oggi” – ha spiegato Michael Rivera, antropologo dell’Università di Hong Kong, riportando una teoria tanto curiosa quanto affascinante.

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