Uccelli marini a rischio, i cicloni tropicali più intensi e frequenti possono devastare le colonie
Colonie di uccelli marini a rischio, secondo un nuovo studio: l'intensificarsi e l'aumento della frequenza dei cicloni tropicali per loro è insostenibile.
Diverse popolazioni di uccelli marini hanno subito un vero e proprio collasso a causa del ciclone Ilsa, che ha colpito l’isola di Bedout in Australia nell’aprile 2023. A partire da questi dati, un team di ricercatori ha prospettato uno scenario affatto rassicurante per queste specie: l’intensificarsi e la frequenza di fenomeni simili, in aumento a causa del riscaldamento globale, rappresentano per loro un serio rischio.
Gli effetti del ciclone Ilsa sugli uccelli marini
Secondo il nuovo studio dal titolo Cyclone Ilsa in April 2023 led to significant seabird mortality on Bedout Island, pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment, l’aumento dei cicloni tropicali dovuto al riscaldamento globale potrebbe portare a un drammatico calo delle popolazioni di uccelli marini. Una conclusione che prende le mosse dall’analisi di un fenomeno specifico: il ciclone tropicale Ilsa di categoria 5 che nel 2023 ha colpito l’isola australiana di Bedout.
“Il 13 aprile 2023, il ciclone Ilsa ha attraversato l’isola di Bedout nel Mar di Timor, al largo della remota costa settentrionale dell’Australia occidentale – esordisce lo studio -. Danni ingenti furono arrecati all’intera isola, con tutta la vegetazione costiera rimossa dalla superficie dell’isola. Qui utilizziamo ripetute indagini aeree e terrestri sui transetti delle importanti popolazioni di uccelli marini di Bedout nel periodo dal 17 aprile al 21 luglio 2023 e il modello Monte Carlo per stimare la mortalità totale per tre specie”.
Le stime si riferiscono alla sula mascherata (Sula dactylatra bedouti), alla sula fosca (S. leucogaster) e alla fregata minore (Fregata ariel) e parlano di perdite tra l’80 e il 90% sul totale delle tre popolazioni. “La frequenza e l’intensità di tali tempeste si avvicinano probabilmente a una soglia oltre la quale gli uccelli marini di Bedout non possono riprendersi facilmente, con i cicloni che hanno colpito l’isola, in media, ogni sette anni negli ultimi decenni”, prosegue lo studio.
Cicloni sempre più intensi e frequenti e rischi per le colonie
La previsione non è delle migliori. Il team di ricerca guidato dalla dottoressa Jennifer L. Lavers afferma che dati del genere potrebbero presto ripetersi, essendo insostenibile per le popolazioni di uccelli marini l’aumento dell’intensità (e della regolarità) di fenomeni di questo tipo: venti estremi, forti piogge, enormi mareggiate interrompono i loro cicli riproduttivi, scombussolandone i ritmi.
“Anche se Bedout può essere una piccola isola in una zona remota dell’Australia, c’è così tanto che possiamo imparare da quello che è successo qui – ha detto la Lavers -. Più di 20.000 animali sono andati perduti in un batter d’occhio. Le indagini effettuate sull’isola nell’arco di tre mesi chiariscono che la ripresa sarà lenta e probabilmente interrotta da un altro evento ciclonico”.
“La mortalità a cui abbiamo assistito non ha precedenti – ha affermato il dottor Alexander L. Bond, co-autore dello studio -. Il ciclone ha colpito ad aprile, che è un periodo ragionevolmente di punta in cui nidificavano molti uccelli marini. Siamo stati in grado di fare il conteggio dei corpi e abbiamo stimato che praticamente tutte le sule fosche e praticamente tutte le sule mascherate erano state uccise dal ciclone Ilsa”.
“La cosa importante da ricordare è che questi uccelli si sono evoluti in aree colpite da cicloni. Non è questo il problema. Qui il problema è duplice: il primo era proprio l’intensità della tempesta. Questo è stato il ciclone più forte che ha colpito l’Australia, e ne vedremo altre come una delle conseguenze del collasso climatico globale. L’altro problema sono i tempi di recupero”, ha concluso.