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L'UE accusa Meta di ingannare gli utenti. Cosa sta succedendo?

L'UE accusa Meta di pratiche ingannevoli per via della definizione di "servizio gratuito" dei suoi social network, sostenuti dall'utilizzo da parte di Meta dei dati degli utenti

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app meta Fonte foto: Ascannio / Shutterstock

Continuano i problemi per Meta in Europa. L’azienda che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, infatti, deve fare i conti con nuove accuse da parte dell’UE. Tutto ruota intorno al concetto di “servizio gratuito” dei social network dell’ecosistema di Meta, utilizzabili anche a pagamento e senza pubblicità.

Il modello proposto dall’azienda, che impone agli utenti di scegliere tra una versione a pagamento e una gratuita (ma utilizzabile solo con il consenso all’utilizzo dei propri dati), secondo l’UE,  può essere considerato come una pratica ingannevole.

L’accusa dell’UE

L’Unione Europea continua a tenere sott’occhio Meta. Tutto ruota intorno alle modalità di fruizione dei social network, disponibili con accesso gratuito ma solo a condizione di fornire i propri dati, oppure sottoscrivendo un abbonamento mensile, che può arrivare fino 12,99 euro/mese. Ciò che viene contestato all’azienda di Mark Zuckerberg è la definizione di “servizio gratuito” che viene attribuita ai social network accessibili senza alcun pagamento.

La definizione di servizio gratuito, infatti, può essere considerata come una pratica ingannevole in quanto gli utenti “pagano” l’accesso alle varie piattaforme con i propri dati personali. Secondo l’UE l’azienda dovrebbe specificare questo dettaglio e, secondo la Consumer Protection Cooperation Network, si tratterebbe di una violazione della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali e della Direttiva sulle clausole contrattuali abusive.

Secondo Didier Reynders, Commissario UE per la Giustizia, i consumatori non dovrebbero essere indotti a credere che i social sono utilizzabili gratuitamente se Meta continua a ottenere profitti con l’utilizzo dei dati personali dei suoi utenti.

Intanto, l’azienda di Menlo Park ha tempo fino al prossimo 1° settembre per proporre delle modifiche al modello di business dei suoi social e, quindi, al sistema che prevede il pagamento di un canone mensile oppure il consenso da parte dell’utente all’utilizzo dei dati personali. Il rischio, nel caso in cui le proposte di Meta non dovessero soddisfare i regolatori UE, è l’avvio di un meccanismo che porterà a sanzioni fino al 4% del fatturato annuale in UE.

La risposta di Meta

Un portavoce di Meta, come riportato dal magazine The Verge, ha sottolineato come un abbonamento come alternativa a un servizio sostenuto dalla pubblicità (e, quindi, dai dati dell’utente) è un “modello consolidato in molti settori”. L’azienda americana, dunque, ritiene che il meccanismo in questione sia in linea con le Direttive e con tutte le normative UE.

Meta potrebbe, quindi, confermare il suo meccanismo a doppia scelta, andando a chiarire, con ancora più dettagli, le differenze tra le due versioni dei social network accessibili agli utenti nei Paesi dell’Unione europea. La questione, di certo, tornerà in prima pagina nel corso delle prossime settimane, in vista della scadenza fissata per il prossimo 1° settembre 2024.

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