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SCIENZA

Vogliono entrare all'interno del Sole. E hanno trovato una via assurda

Il Sole può essere studiato nei modi più impensabili, persino tramite le onde radio, come stanno facendo gli astrofisici italiani dell'INAF

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Un'immagine del Sole Fonte foto: 123RF

Come amava ripetere il filosofo greco Eraclito, il Sole è nuovo ogni giorno. Cambia talmente tanto che ormai viene osservato e “cercato” anche nei modi più impensabili, come quello reso noto dalla rivista scientifica “Solar Physics”. In uno degli ultimi articoli, infatti, è stato dettagliato un curioso e interessante progetto portato avanti dall’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Ci sono gli scienziati che vogliono provare ad offuscare la nostra stella e poi ci sono quelli che stanno curando il progetto SunDish per osservare appunto il Sole nelle onde radio tramite appositi radiotelescopi. Anzitutto, bisogna precisare che i dispositivi usati si trovano a Cagliari e Bologna, ma cosa significa sfruttare queste onde per un nuovo tipo di osservazione?

L’obiettivo è quello di capire meglio il modo in cui “lavora” il Sole stesso, destinato a raggiungere il livello massimo del proprio ciclo nel 2024. La rete di antenne impiegata è a dir poco sofisticata e si avvale di una serie di ricevitori e di software per analizzare i dati solari. Le antenne italiane, in particolare, hanno già permesso di ottenere quasi 200 immagini, un catalogo ben fornito e di sicuro prezioso per la ricerca di cui si sta parlando. Il coordinatore dell’intero progetto è un astrofisico dell’INAF, Alberto Pellizzoni, il quale sta collaborando anche con colleghi inglesi e olandesi. Il funzionamento del sistema è presto detto.

Un progetto unico

In poche parole, grazie alle onde radio è possibile mappare e studiare sia le emissioni più “tranquille” del Sole che quelle più intense. Queste ultime, in particolare, stanno diventando frequenti proprio a causa dell’imminenza del massimo del ciclo solare. È vero che ci sono studi sul momento finale della nostra stella, individuato di recente con buona approssimazione, ma nel frattempo il Sole è “vivo” come non mai. Secondo quanto spiegato da Pellizzoni, il progetto dell’INAF è il primo in assoluto che permette di osservare la stella a frequenze radio comprese tra 18 e 26 GHz. In questo modo è possibile ricavare informazioni preziose su una parte dello spettro elettromagnetico che non è stata molto sfruttata finora.

Le regioni attive del Sole

A rendere ancora più speciale la ricerca, ci ha pensato una prima volta: non era mai successo, infatti, che si misurasse la temperatura del Sole nella porzione di spettro appena citata. Non è un’analisi utile solamente per comprendere meglio la stella, ma anche per prevenire eventuali comportamenti “violenti”. Gli astrofisici stanno concentrando la loro attenzione su quelle che sono note come “regioni attive”. Come si intuisce dall’aggettivo, si tratta di zone del Sole molto luminose e con campi magnetici intensi, energia fondamentale per i cosiddetti brillamenti solari che sono in grado di far collassare letteralmente internet.

Pellizzoni ha voluto sottolineare come lo studio sia cominciato quasi per caso, partendo da una semplice curiosità. Gli esperti dell’INAF si sono chiesti se il Sole potesse essere osservato con i radiotelescopi in dotazione all’istituto. Si è quindi capito che le osservazioni erano possibili, tanto da attirare l’attenzione dell’intera comunità internazionale per il metodo nuovo e interessante. La tempesta solare più devastante mai registrata è quella del 1859, con questa ricerca si punta a prevedere in grande anticipo un fenomeno simile e tutti i danni collegati.