Voyager 1, l'oggetto umano più lontano dalla Terra, ha ripreso a funzionare e a mandare segnali
Voyager 1 è la sonda arrivata più lontana dalla Terra, ma anche la più longeva: dopo ben 47 anni di attività, nei giorni scorsi ha ripreso a funzionare perfettamente.
Negli anni ’70, la missione Voyager ha catturato la curiosità di milioni di appassionati astrofili di tutto il mondo: la NASA ha lanciato due sonde che hanno partecipato alla prima vera esplorazione del Sistema Solare, regalando agli scienziati una lunghissima serie di dati che si sono rivelati molto preziosi. Dopo ben 47 anni di attività, la Voyager 1 ha rischiato di non farcela. Un guasto ha infatti interrotto le sue comunicazioni con la Terra, allarmando gli esperti. Ma nei giorni scorsi tutti gli strumenti hanno ripreso a funzionare. Ecco cosa sappiamo.
Voyager 1, la “rinascita” della sonda
Lanciata il 5 settembre 1977 da Cape Canaveral, la sonda Voyager 1 vaga per lo spazio interstellare ormai da moltissimi anni. La sua missione primaria, analizzare Giove e Saturno, è stata portata a compimento già da parecchio tempo. Tuttavia, gli astronomi avevano un obiettivo ancora più ambizioso: lasciare che il suo viaggio proseguisse verso i confini del Sistema Solare, per esplorare i limiti estremi dove finora nessun’altra sonda era mai arrivata. Sono passati ben 47 anni dall’inizio della sua missione e Voyager 1 è ancora al lavoro.
Negli ultimi mesi, però, qualcosa ha messo in allarme gli scienziati. La sonda ha presentato un problema ad un chip di memoria in uno dei computer in essa installati, provocando l’invio di messaggi incomprensibili verso la Terra. Ciò è accaduto nel novembre 2023: nel giro di poco tempo, gli esperti sono riusciti parzialmente a risolvere il guasto, grazie ad una riscrittura del software. Ancora qualche settimana e la sonda ha ripreso ad inviare i dati raccolti nel corso del suo viaggio, sebbene solo con due strumenti che ha a bordo.
La bella notizia è arrivata soltanto adesso: grazie al duro lavoro degli esperti del Jet Propulsion Laboratory della NASA, tutti e quattro gli strumenti hanno ripreso a funzionare in maniera corretta. Ciò significa che gli astronomi torneranno a ricevere set di dati completi, con misurazioni delle onde del plasma, dei campi magnetici e delle particelle presenti nello spazio interstellare. Naturalmente, ci sarà bisogno di una costante manutenzione: l’obiettivo è quello di regolare con frequenza il registratore digitale, che tiene traccia di dati da inviare sulla Terra solo due volte l’anno, mentre tutte le altre informazioni raccolte continueranno ad essere trasmesse direttamente.
La storia della missione Voyager
La missione Voyager, che ha visto il lancio di due sonde (Voyager 1 e Voyager 2) è una delle prime a proporsi di esplorare lo spazio più profondo. Molti erano gli obiettivi che gli scienziati volevano raggiungere: il primo e più importante consisteva nello studio di Giove e Saturno, che ha portato alla raccolta di un’incredibile mole di dati. Tra le altre cose, le sonde trasportavano con sé un messaggio per eventuali forme di vita aliene che avrebbero potuto incontrare lungo il loro cammino. Visto il successo della missione, entrambi i veicoli spaziali hanno proseguito il viaggio.
Ad oggi le sonde hanno superato l’eliopausa – ovvero la “barriera” oltre la quale il vento solare è fermato dal mezzo interstellare – e hanno raggiunto distanze incredibili. Voyager 1 è attualmente a ben 24 miliardi di chilometri dalla Terra e se continuerà a funzionare per almeno 10 anni, nel 2035 dovrebbe arrivare a circa 30 miliardi di chilometri. Tutto ciò rende la sonda non soltanto quella che ha toccato la massima distanza dal nostro pianeta, ma anche quella più longeva: sono ben 47 anni che è in missione e chissà per quanto tempo ancora riuscirà a sorprenderci.