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Zuckerberg e il metaverso: perché a Facebook non interessa lo spazio

Facebook cambierà nei prossimi 5 anni: Zuckerberg lancia i social networks nel mercato del metaverso, che promette interazioni identiche a quelle della vita reale.

Il futuro di Facebook è nel metaverso Fonte foto: gettyimages

Mark Zuckerberg continua a far parlare di sé e di Facebook – la sua prima creatura. In una lunga intervista a The Verge, l’imprenditore partito da Harvard prende le distanze dalla corsa allo spazio che coinvolge i suoi colleghi miliardari e avvisa gli investitori: Facebook seguirà la strada del metaverso.

Il metaverso: un universo virtuale oltre la VR

I piani di Facebook per il futuro dunque riguardano l’ingresso a gamba tesa, da una posizione già di per sé eccellente, in un mercato completamente nuovo: quello del metaverso. Zuckerberg conferma così, per quanto se ne dica, la natura essenzialmente sperimentale del suo progetto imprenditoriale nato durante gli anni dell’Università.

Non solo esperimenti sociali, per il patron dei social network più utilizzati nel mondo occidentale: lanciare Facebook sul mercato del metaverso è un progetto ambizioso, che secondo il CEO si svilupperà nei prossimi cinque anni, che prevede di rivoluzionare per sempre tutto quel che sappiamo dei social networks.

Per capire quali siano esattamente i piani di Zuckerberg, è necessario introdurre il concetto di metaverso: introdotto nel libro di fantascienza Snow Crash (Neal Stephenson) del 1992, il termine metaverso indicava una realtà virtuale in cui le persone si presentavano come avatar tridimensionali. 

Per gli appassionati di videogiochi il concetto di metaverso non è nuovo: la Epic Games, che produce tra gli altri Fortnite e Unreal Engine, già dal 2019 ha intrapreso la strada della conversione al metaverso.

La prima definizione largamente accettata di metaverso risale allo scorso anno e porta la firma dell’imprenditore Matthew Ball: per essere tale, il metaverso deve offrire una “interoperabilità senza precedenti” e gli utenti devono essere in grado di spostare il proprio avatar da un metaverso all’altro senza implicazioni di alcun tipo. 

Per Zuckerberg, assai più poetico, si tratta di una sorta di “internet incarnato”.

Il futuro di Facebook è il futuro dei social networks

La traduzione degli attuali social network in uno scenario dominato dall’interazione su metaversi è un’impresa che rivoluzionerà completamente quel che sappiamo dell’interazione social.

Non si tratterà di avere differenti profili sui diversi social, ma ognuno avrà un’identità virtuale unica che potrà muoversi da un social all’altro come tra diversi universi scollegati: è l’esperienza tipica dei gamers che si muovono tra sandbox, i mondi paralleli non comunicanti che costituiscono l’universo di giochi come Minecraft.

Portare i social a questo livello di architettura, significa creare un ponte tra mondo reale e mondo virtuale: gli utenti saranno in grado di interagire in tempo reale sia nella realtà che nel metaverso. Nessun profilo, nessuna griglia di applicazioni, il social network diventa fluido e si impone come un’entità sempre più simile all’emanazione virtuale delle interazioni reali. 

Già oggi le tecnologie di Realtà Virtuale e di Realtà Aumentata sviluppate da Facebook possono trasportare un utente in tempo reale in una stanza con un’altra persona. “Quel che dobbiamo ancora sviluppare per raggiungere una visione completa del metaverso” dichiara Andrew Bosworth del team Facebook “è il tessuto connettivo tra questi mondi, l’unica cosa che permetterà di rimuovere le limitazioni fisiche e muoversi liberamente tra metaversi”.

Per Zuckerberg il metaverso è, da un punto di vista economico, “il successore dell’internet su smartphones”, e precisa che può essere 3D, ma non deve necessariamente esserlo: “saremmo in grado di saltare da un’esperienza come un concerto 3D a dati in 2D dal cellulare” – afferma il CEO di Facebook.

Non tutti i miliardari sono uguali, e non tutti sognavano sin da bambini di andare nello spazio. Mark Zuckerberg sognava tutt’altro, e probabilmente scopriremo presto di cosa si tratta.

Alessandra Caraffa