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SCIENZA

Un altro animale a rischio estinzione: è colpa dell'uomo

Il rischio estinzione dei tapiri è altissimo e le responsabilità vanno ricercate soprattutto nell'uomo, ma non solo: cosa accadrà in futuro

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Rischio estinzione per i tapiri Fonte foto: 123RF

Nelle ultime ore è stata celebrata una giornata mondiale dedicata a un animale particolare, fin troppo bistrattato. Si sta parlando del tapiro, ormai simbolo riconoscibilissimo del premio goliardico che “Striscia la Notizia” assegna da anni, peccato che il vero tapiro non se la passi affatto bene. Per questa specie il rischio estinzione è infatti altissimo.

Sulla biodiversità mondiale si lanciano allarmi a destra e a manca, una minaccia che è andata a inglobare il simpatico mammifero. Il rischio principale è quello che corre il Tapirus Terrestris, originario del Sudamerica e dal peso non indifferente (supera senza problemi i due quintali). Si è pensato a dei particolari zoo “ghiacciati” per scongiurare queste estinzioni, ma il tapiro deve fare i conti con le grandi responsabilità dell’uomo.

Il tapiro in questione ha grandi abilità, nuota senza problemi, non rappresenta un pericolo per l’uomo e si ciba tranquillamente di frutta, piante e terriccio. La sua diffusione nella Foresta Atlantica, che comprende i territori di Brasile, Argentina e Paraguay, è purtroppo in costante calo, visto che tante, troppe persone hanno iniziato a cacciarlo e a comprometterne in maniera quasi inesorabile l’habitat. Si parla spesso del disboscamento e delle sue conseguenze, ebbene una di queste è proprio l’estinzione del tapiro. Gli allevamenti e la costruzione di infrastrutture hanno fatto il resto.

Un caso a parte

La speranza è pur sempre l’ultima a morire, ormai ci sono progetti ambiziosi che permettono di far tornare in vita persino gli animali estinti, però quello del tapiro è un caso a parte. La sua incolumità viene messa in pericolo ogni giorno dai cambiamenti climatici che rendono la specie ancora più vulnerabile, senza dimenticare gli investimenti stradali ,che non fanno che decimarne la popolazione. I numeri sono eloquenti: i tapiri sudamericani che si trovano attualmente nella foresta sono meno del 2% di quelli originari, una differenza negativa che fa impressione.

Un’iniziativa che dura da 26 anni

Gli studiosi temono che l’estinzione sia dietro l’angolo, nonostante ci siano iniziative volte a salvaguardare questo animale. Nel 1996, ad esempio, è stata fatta partire un’iniziativa per la conservazione dei mammiferi, sensibilizzando la popolazione locale sui rischi di cui si parla ancora troppo poco. Questo progetto ha permesso di approfondire la situazione in moltissime riserve della foresta e – nel corso di un quarto di secolo – si è arrivati all’allarme attuale che non ha fatto comunque trovare impreparati gli esperti. D’altronde è proprio la storia del tapiro che è stata sempre “in bilico”. In passato, infatti, era molto più vario di quanto non lo fosse oggi.

Prima che si parlasse con toni così allarmanti della sua estinzione, si è spesso sottolineato come le specie attuali siano pochissime. Le sue origini sono molto antiche: era presente già 14 milioni di anni fa, per la precisione nel Miocene, per poi andarsi a diffondere non solo in Sudamerica ma anche nell’America centrale e nel Sud-Est asiatico. La speranza di chi si occupa quotidianamente della simpatica specie è che la giornata mondiale dedicata al tapiro non sia stata una semplice celebrazione, ma che possa aver acceso i riflettori su un animale che non può essere limitato soltanto a una buffa statuina d’oro. Un pesce messicano è ricomparso di recente dopo ben 18 anni, dunque il tapiro può confidare nella stessa buona sorte.

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