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SCIENZA

Strani bagliori dallo Spazio: forse sappiamo cosa succederà al Sole

Analizzando degli strani bagliori attorno alla nostra stella madre, un team di scienziati ha trovato nuovi indizi che potrebbero aiutare a prevedere quando si verificano le eruzioni che conducono alle più pericolose tempeste solari

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C’è qualcosa che compare e scompare sulla superficie del Sole, degli strani bagliori che potrebbero rivelarci delle informazioni davvero importanti: questo è ciò che, in maniera entusiasta, stanno sostenendo gli scienziati della NASA, i quali reputano di essere almeno un passo più vicini al poter vedere le tempeste solari.

Ebbene sì: l’osservazione della parte più visibile grazie ad alcuni appositi strumenti ha mostrato ai ricercatori delle anomalie luminose che sembrano poter essere dei “segnali d’allerta“. Quando si verificano, infatti, il sole si prepara a espellere massa coronale. E, di conseguenza, a  emettere un flusso di particelle cariche pronte a raggiungere la Terra.

Gli strani bagliori e la scoperta degli scienziati

Com’è avvenuta questa particolare scoperta? In sostanza, gli scienziati della NASA stavano proprio indagando sulle tempeste solari, per riuscire a comprenderne più a fondo i misteri. A differenza del passato, però, hanno deciso di sfruttare una database di immagini delle regioni attive del Sole catturate dal Solar Dynamics Observatory, cercando di selezionarne un campione relativamente recente: oltre otto anni di immagini, passate al setaccio in maniera puntigliosa.

Il team ha utilizzato, nell’analisi degli scatti e dei video raccolti dal Solar Dynamics Observatory, una serie di metodi statistici e di strumenti all’avanguardia, che hanno rivelato dei piccoli ma significativi bagliori che comparivano e scomparivano sulla corona e sulla superficie del Sole. A questi lampi sembrava corrispondere, dopo un breve arco di tempo, un’eruzione di massa coronale, causa primaria dei brillamenti e del vento solare.

Le tempeste solari e le loro conseguenze

Per chi non lo sapesse, il vento solare e le tempeste solari hanno conseguenze anche sul nostro pianeta. Quando la tempesta si scatena, infatti, il Sole emette grandi quantità di materia le cui particelle ad alta energia si “schiantano” contro il campo magnetico terrestre. In linea di massima, le tempeste solari non sono particolarmente dannose (causano per lo più piccoli disturbi e le stupende aurore boreali) ma tutto dipende dalla loro entità e dalla direzione che le particelle prendono quando viaggiano nello spazio.

Per essere più chiari, se l’esplosione solare è di grande entità ed è dunque ricca di particelle e la loro direzione è proprio quella che porta alla Terra, l’impatto può danneggiare i sistemi di comunicazione e di navigazione (in particolare GPS e LORAN) e può colpire in maniera sensibile i satelliti, che possono cambiare orbita o spostarsi e, di conseguenza, cadere sulla terra. Ancora, tempeste solari di grandi entità possono danneggiare i tralicci elettrici e persino le condotte idriche.

Le opportunità dell’osservazione dei bagliori

Va da sé, dunque, che riuscire a prevedere ciò che succede al Sole è fondamentale. Se in passato gli scienziati erano riusciti a capire come l’attività negli strati più bassi dell’atmosfera solare, come la fotosfera e la cromosfera, possono segnalare l’arrivo delle tempeste solari, l’osservazione dei bagliori aggiunge importanti informazioni al quadro, permettendo di comprendere quali sono le regioni più attive e quali, potenzialmente, potrebbero anche essere considerate pericolose.

«Grazie a questi bagliori, possiamo ottenere informazioni molto diverse e più complete rispetto a quelle del passato – ha affermato KD Leka, autore principale del nuovo studio – cosa che porterà a dei risultati utili per riuscire a prevenire, in futuro, anche le conseguenze più gravi delle tempeste solari sulla Terra».