Ai Campi Flegrei c'è un altro problema urgente da risolvere dopo il rischio terremoto
Ora ai Campi Flegrei si teme per il rischio geochimico: oltre al vulcanismo e al bradisismo, gli esperti parlano di una possibile fuoriuscita di gas tossici.
Nel corso dell’ultimo anno, l’area dei Campi Flegrei è stata coinvolta in una lunga serie di fenomeni che hanno messo in allarme gli esperti e l’intera popolazione. Situata sulla caldera di un ampio supervulcano da tempo in stato di quiescenza, questa regione è sempre stata caratterizzata da una vivace attività vulcanica, che solitamente si manifesta con fuoriuscita di vapore. Ma qualcosa sembra essersi mosso nelle sue viscere, tanto che l’intera zona è ora considerata a rischio per vulcanismo e bradisismo. Gli scienziati, tuttavia, hanno da poco scoperto l’esistenza di un terzo pericolo da non sottovalutare: la possibile fuoriuscita di gas tossici.
Campi Flegrei, il rischio dei gas tossici
Da mesi, ormai, la zona dei Campi Flegrei è considerata a rischio. Scosse di terremoto continue, anche se non eccessivamente violente, hanno fatto a lungo tremare il terreno, provocando disagi nella popolazione. Si tratta tuttavia di un fenomeno normale, visto che la regione giace sopra la caldera di un supervulcano che – seppur in fase di quiescenza – ha recentemente dato segni di leggera attività. È inoltre importante tenere a mente che l’area è da sempre interessata dal bradisismo, che consiste nel movimento verticale (sia che si tratti di abbassamento o di innalzamento) del suolo.
In questo caso, scosse sismiche di breve durata e ripetute nel tempo e un livello del terreno più alto del solito rappresentano eventi che, seppur preoccupanti, sembrano non destare particolare allarme. Secondo gli esperti, infatti, non ci sono segnali di un’imminente eruzione vulcanica, né è attualmente possibile immaginare che si verifichi un terremoto di intensità tale da mettere seriamente a rischio la popolazione. Ora, però, emerge un terzo pericolo a cui bisogna prestare attenzione. Si tratta della possibile fuoriuscita di gas tossici.
Come si legge nel piano sanitario della Regione Campania, “sulla base delle informazioni fino a ora disponibili sulle emissioni di biossido di zolfo, biossido di carbonio e acido solfidrico, non è possibile prescindere dalla considerazione di un rischio chimico di esposizione per una contaminazione diffusa e non nota a priori in termini quantitativi dell’aria ambiente”. Insomma, è possibile che l’atmosfera venga contaminata da questi tre gas, sia singolarmente che in composti che possono rivelarsi ancora più pericolosi. Tuttavia, non è prevedibile se ciò accadrà e a che livello.
Perché la situazione non è (ancora) allarmante
Al momento, non è ancora scattato l’allarme. La situazione sembra essere sotto controllo e l’Università Federico II, assieme alla Città Metropolitana di Napoli, ha avviato le indagini geochimiche per approfondire le cause principali di livelli di accumulo anomali di biossido di carbonio. Nel frattempo, ci si sta preparando attivamente nel caso in cui il rischio dovesse diventare più reale, attraverso l’organizzazione della prevenzione collettiva a seguito della valutazione della qualità dell’aria. Ed è persino possibile che venga consigliato l’allontanamento in zona sicura.
Proprio sulla base di questo, il piano sanitario (nato su indirizzo del presidente Vincenzo De Luca) prevede alcune misure di sicurezza fondamentali. Tra cui l’evacuazione e la destinazione di 1.506 pazienti distribuiti in ospedali, cliniche e residenze per anziani della zona rossa relativa al rischio vulcanico. Sappiamo infatti, in base alla letteratura scientifica, che la tossicità dei tre gas che potrebbero fuoriuscire è molto elevata, e ne sono noti gli effetti sulla salute. Per il momento, comunque non ci sono variazioni significative dei parametri.