Libero
SCIENZA

Dagli abissi sono emersi nuovi indizi sulla "città perduta" dell'Oceano

La cosiddetta "città perduta" è un'area negli abissi dell'Oceano Atlantico, dalla quale sono stati prelevati dei campioni di roccia che raccontano l'origine della vita sulla Terra

Pubblicato:

Città perduta Fonte foto: 123RF

Gli scienziati hanno sempre sostenuto che le profondità degli oceani potrebbero ospitare luoghi cruciali per comprendere la nascita della vita sulla Terra. In particolare, l’area conosciuta come “Lost City”, o “Città perduta”, nell’Atlantico è ritenuta un possibile sito dove alcune reazioni chimiche prebiotiche potrebbero aver avuto luogo.

La “città perduta” nell’Atlantico

Recentemente, un team di ricercatori è riuscito a esplorare la leggendaria area conosciuta con il nome di “Lost City”, estraendo un campione di roccia di quasi un miglio di lunghezza dal fondale marino. Si tratta del carotaggio più grande e profondo mai prelevato, e sarebbe in grado di fornire indizi fondamentali per una delle principali teorie sull’origine della vita.

Frieder Klein, del Woods Hole Oceanographic Institution, ha ribadito l’importanza di questa scoperta, definendo le rocce raccolte come un “tesoro” che permetterà di studiare i processi geochimici rilevanti per lo sviluppo della vita sul pianeta.

La regione perforata si trova vicino a una delle dorsali medio-oceaniche, dove le sorgenti termali rilasciano minerali nell’acqua marina, creando strutture peculiari capaci di ospitare forme di vita uniche. Gli scienziati ipotizzano che queste sorgenti e le rocce sottostanti abbiano facilitato reazioni chimiche che, miliardi di anni fa, potrebbero aver generato la vita sulla Terra.

Deborah Kelley, oceanografa dell’Università di Washington, ha commentato l’importanza della nuova ricerca, evidenziando come lo studio possa aprire la strada a una comprensione più approfondita dell’origine della vita.

Kuan-Yu Lin, dell’Università del Delaware, e Sarah Treadwell, del team di ricerca, hanno contribuito al recupero di un campione di roccia profondo 1.268 metri, proveniente da una zona vicina alla “città perduta”. È una scoperta che segna un passo avanti rilevante nella comprensione delle interazioni tra il mantello terrestre e il fondale oceanico.

L’estrazione dei campioni è stata realizzata nell’ambito dell’International Ocean Discovery Program, un consorzio di ricerca globale che utilizza una nave gigante per perforare il fondale oceanico. La nave, una piattaforma di esplorazione petrolifera modificata, ha permesso di raccogliere campioni cilindrici di rocce e altri materiali, svelando segreti nascosti del pianeta.

Johan Lissenberg, autore principale dell’articolo pubblicato anche sull’autorevole rivista Science, ha espresso il suo entusiasmo per la facilità con cui gli scampoli di pietra sono stati recuperati, nonostante le comprensibili difficoltà tecniche.

L’origine della vita sulla Terra e su altri pianeti

La scoperta di “Lost City” ha segnato l’introduzione di una nuova classe di sorgenti sottomarine, diverse dai cosiddetti “fumatori neri” studiati in precedenza. Queste sorgenti più fredde, annunciate dal geochimico Michael J. Russell del Jet Propulsion Laboratory della NASA, sono considerate ideali per supportare la vita, sia sulla Terra che in altri luoghi del Sistema Solare.

Gli scienziati sperano che le analisi dettagliate dei campioni raccolti portino a nuove scoperte sui processi geochimici che potrebbero aver facilitato la sviluppo di forme organiche primordiali. Klein ha sottolineato l’importanza di queste ricerche, affermando che potrebbero avere un impatto significativo non solo sulla comprensione dell’origine della vita sulla Terra, ma anche su quella in altri ambienti del nell’universo intero.

In breve, la spedizione nella “città perduta” rappresenta un passo cruciale per l’intera comunità scientifica, che resta in attesa dei risultati delle analisi, i quali potrebbero aprire nuove strade d’indagine anche al di fuori del pianeta.

Libero Shopping