Abbiamo un problema con i ricci di mare in Italia, colpa dell'acqua del mare troppo calda
Ricci di mare in pericolo per via dell'innalzamento della temperatura del mare: se si estinguessero davvero sarebbe un disastro per l'ecosistema del Mediterraneo
In Italia i ricci di mare sono in pericolo e la principale responsabile è proprio l’acqua del mare troppo calda. Questo animale simbolo del Mediterraneo sta affrontando un declino che non è da imputare solo alla gastronomia o alla pesca: è il segnale evidente di una crisi ambientale in atto, che minaccia l’equilibrio degli ecosistemi marini. Dai fondali della Puglia e della Sicilia arriva un allarme che coinvolge la scienza, l’ambiente e il futuro dei nostri fondali.
Ricci di mare a rischio estinzione, il mare è troppo caldo
I ricci di mare in pericolo rappresentano uno dei segnali più evidenti di quanto il cambiamento climatico stia già alterando l’equilibrio degli ecosistemi marini italiani. Il drammatico calo della popolazione del riccio di mare mediterraneo, in particolare della specie Paracentrotus lividus, è stato confermato da numerosi studi scientifici. E la causa principale non è un mistero: l’acqua del mare troppo calda sta rendendo la sopravvivenza di questi organismi sempre più difficile. Scienziati e ricercatori lanciano un grido d’allarme che ha il sapore di una profezia già in atto: se non si interviene subito, i ricci di mare del Mediterraneo potrebbero sparire nel giro di pochi decenni.
Un collasso ecologico silenzioso
Nel corso dell’estate 2023, diverse campagne di monitoraggio sui ricci di mare hanno registrato dati sconcertanti lungo le coste di Puglia e Sicilia: meno di 0,2 individui per metro quadrato. Questo significa che in alcuni tratti di fondale si trovano praticamente solo rocce vuote, laddove una volta si aggiravano migliaia di esemplari.
La specie Paracentrotus lividus, spesso citata nei menu dei ristoranti e nelle tradizioni culinarie locali, è anche un importante indicatore ecologico. La sua improvvisa scomparsa mette in luce non solo un possibile vuoto nella biodiversità marina, ma anche un segnale di declino strutturale dell’ambiente subacqueo.
Le cause: calore e sovrasfruttamento
Secondo una meta-analisi condotta su oltre trent’anni di dati, il progressivo riscaldamento del Mediterraneo ha influito direttamente sulla salute dei ricci. Un evento chiave è stata l’ondata di calore marino del 2003, che ha dato inizio a un lento ma inesorabile cambiamento della temperatura delle acque.
Ma il calore non è l’unico colpevole. Il sovrasfruttamento per fini alimentari, spesso senza adeguate regole o limiti, ha aggravato la situazione. I ricci di mare del Mediterraneo non riescono più a ripopolarsi con sufficiente rapidità e nemmeno le aree marine protette sono riuscite finora a offrire rifugio efficace.
Le conseguenze
Per molti, i ricci rappresentano una prelibatezza, ma la loro importanza va ben oltre la cucina. Essi svolgono un ruolo chiave nel mantenere sotto controllo la crescita delle alghe e nel conservare l’equilibrio del substrato roccioso. La loro estinzione avrebbe conseguenze imprevedibili, con la possibile proliferazione incontrollata di alghe e il degrado delle praterie marine.
Inoltre, la perdita di una specie così rappresentativa dei nostri mari è un colpo anche alla storia naturale e culturale del Mediterraneo. Non si tratta solo di biologia, ma d’identità collettiva e di economia locale.
Cosa possiamo fare: la strada della sostenibilità
Gli esperti chiedono azioni urgenti per salvare i ricci di mare in pericolo. In primis, servono maggiori investimenti nel monitoraggio ambientale marino, per individuare e intervenire più tempestivamente sui segnali di stress degli ecosistemi. Parallelamente, è indispensabile promuovere una pesca sostenibile nel Mediterraneo, che tenga conto dei ritmi naturali di rigenerazione delle specie.
In un contesto dove l’acqua del mare troppo calda sta modificando gli habitat, è fondamentale anche affrontare con decisione le cause profonde del cambiamento climatico. La tutela dei ricci di mare è un tassello essenziale di una strategia più ampia per difendere il nostro mare.