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Ecco come potremo costruire un Jurassic Park nel mondo reale

A quasi 30 anni di distanza dal film, torna attuale il dibattito sull'ingegneria genetica, con gli scienziati ora capaci di "riportare in vita" i dinosauri.

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Dinosauri nella vita reale Fonte foto: Universal Pictures

Era il 1993 quando Jurassic Park debuttò nelle sale cinematografiche. Eppure, a quasi 30 anni dall’uscita, il fascino del capolavoro firmato da Steven Spielberg è ancora attualissimo. Vuoi per la brutale seduzione esercitata dai dinosauri, vuoi per quel pizzico di scienza mista alla sempre pulsante ambizione umana, vuoi ancora per il deciso vibe anni ’90.

Tutti gli adolescenti di quegli anni conoscono la storia dell’incredibile parco giurassico diretto da John Hammond, ispirata al romanzo scritto da Michael Crichton. Non tutti però sanno che il libro si rifà nientemeno che ad un articolo scientifico pubblicato sulla rivista Science nel 1982, che citava il ritrovamento di una mosca conservata perfettamente nell’ambra. Da allora, fantasticare di riportare in vita creature ormai estinte si è fatto più concreto, complice l’immediato successo di romanzo e film. Tanto che proprio gli scienziati si sono chiesti, nel 2021, se con le tecnologie attuali sia possibile realizzare un Jurassic Park nella vita reale.

“Erano così preoccupati di poterlo fare che non hanno pensato se lo dovevano fare”

Partiamo dall’inizio, a quando uno dei fondatori di Neuralink – nota azienda di neurotecnologie – ha twittato che probabilmente la sua compagnia potrebbe costruire un vero Jurassic Park se solo lo volesse. Naturalmente a determinate condizioni, con dinosauri non esattamente autentici a livello genetico e pericolosamente vicini alla creazione di nuove specie ibride. Una dimostrazione di potenza, quella di Max Hodak, che apre di nuovo una evidente questione morale, sfociando nella filosofia e nell’etica che riguarda l’ingegneria genetica. Esattamente come nella pellicola di Spielberg.

“Erano così preoccupati di poterlo fare che non hanno pensato se lo dovevano fare”, dice il professor Ian Malcolm in una celebre battuta del primo Jurassic Park. D’altronde giocare a fare Dio non è mai una buona idea, nonostante le possibilità tecnologiche moderne potrebbero a quanto pare riportare i dinosauri – o creature molto simili – sulla Terra.

Lo stesso Hodak, nel nome della biodiversità, ha spiegato che prima di poter ricreare queste creature ormai estinte occorre una cosa imprescindibile: il loro DNA. Di solito il patrimonio genetico di creature così antiche, cercato negli insetti intrappolati nell’ambra fossile, ci arriva troppo rovinato. Per questo dovremmo completarlo con pezzi di DNA di altre specie – ricorderete che nel film era un rospo. Anche se gli scienziati dovessero trovare il materiale genetico, però, il processo sarebbe molto diverso da quello rappresentato nella saga cinematografica. “Possiamo ottenere collagene e alcune proteine ​​di dinosauro, ma non tutto il materiale di cui abbiamo bisogno”, ha dichiarato il paleontologo Jack Horner sulla rivista scientifica How It Works.

Jack Horner è il vero paleontologo che ha ispirato il personaggio di Alan Grant in Jurassic Park, e incredibilmente in prima persona sta provando a realizzare un dinosauro nel suo laboratorio. Si chiama Progetto dino-chicken ed è principalmente basato sull’ingegneria genetica, e sull’utilizzo di polli per i test. Tutte le specie di uccelli sono infatti imparentate tra loro ed hanno un antenato comune, i dinosauri.

Ovviamente la ricerca è ancora lontana anni luce, ma sapere che sia effettivamente in corso fa sicuramente riflettere e tornare alla mente il celebre monito di Malcolm.

Andrea Guerriero

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