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Ci sono tracce di farmaci nei fiumi di tutto il mondo: quali sono i rischi

Tracce di farmaci (e non solo) in tutti i fiumi del mondo: dove si trovano le più alte concentrazioni e quali sono i pericoli per l'uomo e l'ambiente

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Farmaci nelle acque dei fiumi, i rischi Fonte foto: ANSA

Che i fiumi del mondo contenessero tracce di farmaci, con conseguenti rischi per l’uomo e per l’ambiente, era una cosa che gli scienziati sapevano già. Ma quello appena pubblicato sulla rivista scientifica PNAS, organo dell’Accademia americana delle scienze, è il primo studio che prende in esame i fiumi di tutto il mondo.

Fino ad oggi erano disponibili i dati per soltanto 75 Paesi, e la maggior parte degli studi sulla presenza dei farmaci nelle acque erano condotti essenzialmente in Nord America e in Europa, lasciando fuori grandi regioni del pianeta.

Farmaci in tutti i fiumi del mondo

Lo studio, coordinato dall’Università di York, ha preso in esame 1052 siti di rilevamento su 258 fiumi dislocati in 104 Paesi del mondo, toccando tutti i continenti per una popolazione totale di circa 471 milioni di persone.

La ricerca presenta i dati sulla concentrazione di 61 diversi API (Active Pharmaceutical Ingredients) e altri composti abitualmente usati nei farmaci e sintomi di alcuni particolari stili di vita, come la caffeina e la nicotina. Le sostanze prese in esame sono quelle che, secondo indagini precedenti, costituiscono un potenziale pericolo per l’ambiente e per la salute.

I fiumi con i più alti tassi di concentrazione totale di queste sostanze sono quelli di Pakistan, Bolivia, Etiopia e India, mentre tra i fiumi dei Paesi europei si trovano in testa quelli di Madrid, Sofia e Bruxelles. In generale, si evidenzia nello studio, i più alti tassi di concentrazione di farmaci si trovano nei fiumi di Paesi perlopiù a basso e medio reddito, e privi di un piano efficiente di gestione dei rifiuti e delle acque reflue. Come si legge nella ricerca “le concentrazioni più alte di API sono state osservate nell’Africa sub sahariana, nel sud dell’Asia e in Sud America”.

Quanto alle sostanze rilevate nelle acque, quelle più frequenti sono la carbamazepina, usata per epilessia e alcuni disturbi psichiatrici, la metformina, un farmaco per il diabete, e la caffeina, “rilevate in oltre la metà dei siti monitorati”.

Soltanto 4 sostanze sono state individuate in tutti i continenti: si tratta di caffeina, nicotina, paracetamolo e cotinina, un alcaloide del tabacco. Gli unici corsi d’acqua tra quelli analizzati a non presentare tracce di farmaci sono quelli Islandesi, quelli del nord della Norvegia e quelli dell’area del Rio Orinoco, in Venezuela.

Quali sono i rischi

Quelle che nella ricerca vengono chiamate API sono molecole biologicamente attive, progettate proprio per interagire con diversi processi biochimici, alcuni dei quali riguardano non soltanto il corpo umano, ma possono coinvolgere anche gli organismi acquatici.

Nei siti più contaminati del mondo, come quello di La Paz in Bolivia o quello di Kai Tak a Hong Kong, il rischio biologico potrebbe diventare concreto: “in Europa, per produrre le API per cui si prevede esposizione ambientale è oggi necessario eseguire dei test ecotossicologici”, ricordano i ricercatori, che “esplorano gli effetti delle sostanze sulla crescita di cianobatteri e alghe verdi e sulla riproduzione di pesci ed invertebrati”.

Le concentrazioni rilevate per la maggior parte delle sostanze prese in esame, in realtà, non superano i livelli critici che potrebbero causare danni all’ambiente. “Le eccezioni sono il sulfametossazolo (antibatterico), il propranololo (beta bloccante), la loratadina (antistaminico)” e diversi antidepressivi, come amitriptilina e citalopram.

In sostanza, gli attuali livelli di concentrazione di queste sostanze nelle acque dei fiumi del mondo sembrano trovarsi sotto la soglia di rischio per l’ecosistema acquatico, e i livelli sembrerebbero ancora distanti dall’essere considerati un rischio in materia di antibiotico-resistenza.

D’altro canto, si legge nella ricerca, “i rischi ecologici potrebbero essere molto maggiori di quelli previsti per le singole sostanze, a causa delle interazioni tossicologiche tra questi composti”. Inoltre, secondo gli scienziati dell’Università di York, “la presenza di contaminanti sulla superficie dell’acqua è una minaccia alla salute dell’ecosistema e degli esseri umani in più di un quarto dei siti monitorati a livello globale”.

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