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I chip per i router scarseggiano, a rischio gli abbonamenti a Internet

Una lunga catena di fattori sta impattando pesantemente sulla produzione dei router e gli Internet Service Provider sono già preoccupati per le possibili conseguenze.

router Fonte foto: Shutterstock

I chip per i router scarseggiano e, ora, a sono gli abbonamenti a internet a rischiare grosso. È passato un anno dall’inizio della cosiddetta “crisi dei chip” che ha colpito il mondo della tecnologia ma, a oggi, la situazione relativa all’approvvigionamento della componentistica non sembra voler ritornare ai livelli di prima della pandemia.

Tempi dilatati, produzioni bloccate, logistica difficile a causa del coronavirus e router che scompaiono rapidamente dai negozi: meglio tenere da conto il proprio strumento se non si vuole rischiare di ritrovarsi senza nel momento del bisogno. È questa la situazione che si sta paventando nel settore dell’informatica e dell’elettronica di consumo, dopo una crisi che ha già colpito il mondo dei computer, desktop e laptop, e degli smartphone. I chip, o meglio i materiali con cui sono realizzati, scarseggiano e le aziende produttrici di device arrancano nella ricerca della componentistica necessaria per realizzare i prodotti finiti da distribuire sul mercato. Ma qual è la situazione attuale? Si parla di tempi lunghi: 60 settimane, oltre un anno dunque, per poter mettere le mani sui chip richiesti dalla quasi totalità di dispositivi elettronici.

Chip per i router, qual è la situazione?

A dare il colpo di grazia a un’area già provata dalla pandemia è stata inevitabilmente l’adozione da parte di molte aziende e professionisti dello smart working. Infatti, la diffusione del coronavirus ha spinto sempre più lavoratori a svolgere le proprie mansioni quotidiane da casa, con la necessità di dover migliorare i propri dispositivi dedicati alla banda larga non potendo contare sui mezzi per la connessione a internet, spesso più evoluti, normalmente disponibili negli uffici.

Avendo bisogno di una connessione più veloce anche a casa, poi, in molti hanno rottamato la vecchia ADSL in favore della fibra ottica. Ma i router per questa tecnologia sono diversi e, di conseguenza, si è creata una improvvisa domanda in un periodo che già non era facile per i big dell’elettronica.

A confermarlo sono molte delle aziende attualmente in ballo, come una delle maggior produttrice di router con sede a Taiwan, Zyxel. Ed è stato proprio il capo degli affari europei dell’azienda, Karsten Gewecke, a sottolineare in un’intervista a Bloomberg come la situazione stia diventando del tutto insostenibile. Già da gennaio, la casa produttrice ha iniziato a chiedere ai suoi clienti di effettuare i propri ordini con un anno di anticipo, in linea con i tempi richiesti dai produttori per realizzare la componentistica richiesta.

Lo stesso è accaduto ad Adtran, azienda statunitense impegnata nel settore delle apparecchiature di rete che ha deciso di raddoppiare le proprie strutture nel Regno Unito per poter contare su un maggiore spazio da dedicare alla logistica ed evitare eventuali alla rete di distribuzione. Sebbene non vi siano ancora situazioni di mancanza totale di router, la bomba potrebbe ancora esplodere; “Siamo stati molto vicini diverse volte”, ha confermato Gewecke nella sua videointervista.

Router, chi ne paga le conseguenze

E poi, ci si mettono fattori esterni come il blocco del Canale di Suez a mettere in pausa un’economia già provata dalla crisi pandemica, come accaduto nelle settimane precedenti. Eppure, nonostante la ripartenza delle fabbriche cinesi, la scarsità di chip ha provveduto a rallentare – se non bloccare del tutto – la produzione di router, insieme alla difficoltà di reperimento di banchi di memoria e componentistica per l’alimentazione dei device.

Le fonderie di semiconduttori non riescono a tenere i ritmi, con prenotazioni che superano il 300% della produzione normale e i router, ultimo anello della catena produttiva guidata da dispositivi più prezzolati come smartphone e computer, ne pagano le conseguenze a caro prezzo. E sono soprattutti gli operatori più piccoli a soffrire di più, senza la possibilità di mettere da parte scorte di prodotti da sfruttare in situazioni di magra come fatto dagli attori più importanti del settore al fine di assicurare abbonamenti a internet a tutti i clienti.

Bisognerà dunque attendere un miglioramento della situazione dell’intera filiera produttiva per poter assistere a un cambio di rotta generale, sperando che ciò accada presto affinché non possa colpire altri strumenti che, ormai, sono entrati a far parte della vita lavorativa di tutti i giorni.