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SCIENZA

Non le avevano mai viste prima: c'è qualcosa di nuovo nell'Universo

Non lontano dalla Via Lattea gli astronomi sono riusciti a rintracciare un enorme ammasso di galassie, che oltre ad aver assunto la forma di una bolla sarebbe anche antichissimo

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Osservare l’Universo, indagarlo, conoscerlo, misurarlo: questo è ciò che, ogni giorno, impegna una parte della comunità scientifica. Smistati tra agenzie spaziali, laboratori e osservatori, gli scienziati impiegano mesi, a volte anni, prima di ottenere risultati. La cosa più incredibile dell’intero processo però non è la loro preparazione, non sono le ore passate a studiare e/o a fare complicatissimi calcoli: è il fatto che talvolta questi risultati sono frutto di inaspettati colpi di fortuna.

L’ultimo esempio in ordine di tempo è la casuale scoperta di un’enorme bolla di galassie che giaceva nascosta nelle profondità del cosmo. Cos’ha di speciale questa bolla? A quanto pare si tratta di un residuo che si è fossilizzato subito dopo il Big Bang e che pertanto può fornirci una diversa prospettiva su ciò che è successo quando l’Universo era appena nato.

Una scoperta casuale e fortunata

Ma prima di scendere nel dettaglio, andiamo appunto alla fase della scoperta. Come si può leggere nello studio pubblicato sull’Astrophysical Journal da una squadra di scienziati della Scuola di Matematica e Fisica dell’Università del Queensland, «non la stavamo cercando, ma l’esame visivo delle mappe cosmografiche che eravamo incaricati di redigere ci ha imposto di fermarci e indagare ciò che stavamo osservando».

In sostanza, dunque, il team dell’Università del Queensland era “solo” impegnato a mappare una zona dell’universo visibile, precisamente quella che racchiude la Grande Muraglia di Ercole e la Grande Muraglia Sloan, due delle più grandi strutture cosmiche mai scoperte dall’uomo. Per riuscire nell’intento, gli scienziati hanno realizzato e collezionato delle mappe, racchiuse nella raccolta Cosmicflows-4, che hanno poi preso in esame.

Nell’analizzare le mappe, gli scienziati hanno rilevato la presenza di vibrazioni acustiche barioniche, tracce di onde acustiche che viaggiano attraverso lo spazio quando l’Universo era ancora al suo stato primordiale. Hanno dunque fatto di tutto per risalire alla loro origine ed eccola lì: una grande bolla, di circa 1 miliardo di anni luce di diametro, con una serie di galassie più densamente raggruppate al centro.

La “reliquia” dell’Universo primordiale

La bolla è stata ribattezzata Ho’oleilana ed così grande da coprire l’intero settore del cielo che gli scienziati stavano indagando. Le vibrazioni acustiche rilevate dimostrano che deve essersi formata e poi “cristallizzata” subito dopo il Big Bang, il che la rende una vera e propria reliquia dell’Universo Primordiale. Tutto corrisponde: agli albori della storia, l’Universo era pieno di plasma caldo e denso che si comportava come un liquido.

In quel periodo, l’attrazione gravitazionale interna era in conflitto con la pressione della radiazione esterna, ciò creava delle onde acustiche sferiche che penetravano nel plasma. Nel corso del tempo, l’Universo si è raffreddato e le particelle che si muovevano liberamente sono state in grado di assemblarsi in atomi (circa 380mila anni dopo il Big Bang). Le vibrazioni acustiche esterne a quel punto si sono fermate, ma non ovunque, come dimostra Ho’oleilana.

La bolla, secondo uno degli studiosi coinvolti nello studio, «cambia tutto: se la nostra comprensione della formazione e dell’evoluzione di questa struttura è corretta, allora il Big Bang è stato più vicino a noi di quanto pensassimo, il che indica un tasso di espansione dell’Universo molto più elevato».

La bolla e la sua mappa

Mentre proseguono le indagini su quella che è proprio la struttura di Ho’oleilana, una parte del team sta facendo del suo meglio per mapparla. Il cosmografo Daniel Pomarede, dell’Università CEA Paris-Saclay in Francia, coinvolto nello studio in qualità di cartografo, ha già sviluppato un modello in tre dimensioni che punta a una maggiore comprensione del contenuto della bolla e a una più accurata conoscenza dei suoi rapporti con l’ambiente circostante.

Avere una mappa della bolla consentirà agli studiosi di capire quanto davvero grande sia la struttura. Se dovesse essere più grande del previsto, avremmo la certezza che l’Universo si sta espandendo più velocemente di quanto pensassimo. Non resta dunque che attendere ulteriori osservazioni e analisi.