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Come riconoscere le meduse velenose, alcune sono pericolose

Quali sono le meduse velenose dalle quali stare alla larga? Ecco le specie più rischiose e che abitano i nostri mari

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In tanti hanno una gran paura delle meduse. Di tipologie pericolose ce ne sono svariate, ma come riconoscerle? Anche se possono sembrare tutte uguali, ne esistono di vari tipi, che è importante conoscere nel dettaglio.

Mediterraneo, la medusa più pericolosa

Nel nostro mar Mediterraneo le tipologie più numerose di meduse sono quelle non urticanti. La situazione è però in costante evoluzione, considerando gli effetti del cambiamento climatico. La tropicalizzazione del nostro mare fa in modo che si avvistino specie prima non presenti, anche pericolose.

Allo stato attuale in cima alla particolare classifica di meduse più preoccupanti per l’uomo troviamo la Pelagia noctiluca. Il suo colore violetto la rende facilmente distinguibile. Una specie capace di reazioni particolarmente dolorose dopo il contatto accidentale. Sarebbe assolutamente il caso di evitare di toccarla, anche quando spiaggiata. Le cellule che contengono il veleno, infatti, restano attive a lungo.

Le altre specie pericolose

Nel Mediterraneo la specie più grande è il Rhizostoma pulmo, noto anche come polmone di mare o medusa barile. Rientra nella categoria della scifomedusa, della famiglia delle Rhizostomatidae. Le caratteristiche sono queste: diametro di 50-60 centimetri, con peso di 10 kg in media. Vanta un cappello a forma semisferica opalescente trasparente e presenta dei bordi sfrangiati dal colore blu e viola. Il suo è un corpo a manubrio, con dei prolungamenti bianchi tendenti al trasparente. Una specie non particolarmente urticante. Il contatto provoca un lieve prurito, che svanisce in poco tempo.

La medusa Cotylorhiza tuberculata, nota anche come cassiopea mediterranea, è decisamente comune nel Mediterraneo. Fa parte della famiglia delle Cepheidae e, guardando alle caratteristiche fisiche, ha un diametro di 30 cm e un ombrello a forma di disco, il cui colore è bianco. Al centro c’è una gobba rotonda, dal colore giallo, con un bordo frastagliato.

Non ha tentacoli ma svariate braccia che partono da lobi della bocca e finiscono poi con un bottoncino blu o viola. Generalmente è innocua. Può provocare soltanto un lieve fastidio nei soggetti più sensibili.

La medusa Aurelia aurita è una medusa di colore bianco, tendente anche al trasparente. Ha una forma di ombrello e in cima trova quattro strutture circolari, le gonadi, che compongono una sorta di quadrifoglio. É urticante, con tentacoli sottili e corti.

La Cubomedusa è una specie Atlantica diffusa anche nel Mediterraneo. È grande circa 30 centimetri. Trasparente e con una forma quasi cubica. Non è facile avvistarla in acqua, soprattutto perché vive principalmente in fondali bassi e sabbiosi. Si mimetizza facilmente, con i soli 4 tentacoli (lunghi fino a 30 cm), visibili. Attenzione, però, perché sono molto urticanti. Il veleno può generare una serie di ustioni, mettendo addirittura in pericolo la vita dell’intossicato. A correre i rischi maggiori sono i soggetti che vantano alcune allergie.

Ecco le altre specie dei nostri mari:

  • Pelagia noctiluca – 10 centimetri di diametro, con tentacoli fino a 2 metri e colore che va dal marrone rosa al violetto. Provoca ustioni molto dolorose;
  • Drymonema dalmatinum – Diametro anche di 2 metri, che ne fanno la medusa più grande del Mediterraneo. È molto urticante e, al tempo stesso, anche alquanto rara;
  • Chrysaora hysoscella – Vanta una forma di V che compare sul suo ombrello. Una specie molto urticante, capace di provocare dermatiti, con leggero bruciore e prurito;
  • Physalia physalis – Ha tentacoli lunghi da 10 a 50 cm, che possono sparare fino a 10 tipologie differenti di veleno. È nota anche come Caravella Portoghese, i cui effetti sono molto dolorosi e pericolosi.

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