Libero
SCIENZA

I misteriosi anelli di Saturno non sono come pensavamo

Gli anelli di Saturno affascinano gli scienziati sin dalla prima osservazione di Galileo: oggi un nuovo studio ha risolto uno dei loro misteri.

Pubblicato:

Occhi ancora puntati sugli anelli di Saturno. Una nuova scoperta pubblicata sulla rivista Science Advances ha smentito alcune precedenti ipotesi, dimostrando che non sono affatto come pensavamo: sono molto più giovani di quanto detto finora e del Pianeta stesso e non hanno più di qualche centinaio di milioni di anni. Lo studio fa luce, però, anche su un altro dettaglio in merito alla loro possibile origine.

Nuova scoperta sull’età degli anelli di Saturno

Saturno e i suoi anelli sono uno dei misteri più affascinanti dell’intero Sistema Solare e non è strano comprendere perché siano sempre al centro dell’interesse degli scienziati di tutto il mondo. Proprio di recente era stato pubblicato uno studio a proposito di questi particolari insiemi di minuscoli frammenti non numerabili di varia grandezza, che hanno mostrato un comportamento anomalo in quella che è stata definita la “stagione dei raggi”.

Le osservazioni spaziali forniscono di volta in volta dettagli inediti che, a dirla tutta, trovano spesso impreparati gli stessi astronomi. E c’è una domanda che da sempre si pongono: quando sono nati esattamente? Le ipotesi si sono susseguite a lungo ma stavolta pare proprio che l’ultimo studio della University of California a Boulder abbia stracciato le precedenti, lasciando spazio a una risposta inattesa.

I risultati, pubblicati sulla rivista Science Advances, dimostrano che gli anelli di Saturno non hanno più di qualche centinaio di anni e sono non solo più giovani di quanto ipotizzato finora, ma molto più del Pianeta attorno al quale orbitano, che si è formato 4,5 miliardi di anni fa. In soldoni, gli anelli potrebbero essersi formati quando i dinosauri popolavano la Terra.

Lo studio sulla “polvere” di Saturno

A guidare il team di astronomi è stato Sascha Kempf del Laboratory for Atmospheric and Space Physics in una ricerca decisamente peculiare. Partendo dal presupposto che comete, asteroidi, lune si frantumano sotto l’influenza della forza gravitazionale del Pianeta e attraversano il Sistema Solare in modo quasi costante, anche sugli anelli di Saturno nel tempo si è accumulato uno strato di “polvere”. Kempf fa il paragone con un tappeto che potremmo tenere in salotto: quando non viene scosso, ci vuole una certa quantità di tempo affinché vi si depositi uno strato di sporco.

Il team ha applicato questo ragionamento agli anelli di Saturno, provando a datarli in base al tempo che la “polvere” spaziale impiega a depositarvisi sopra. E, dal momento che è impossibile passarvi su un dito per verificarne la presenza come si farebbe con qualsiasi mobile domestico, sono partiti da un campione di 163 granelli di materiale roccioso che vagano intorno al Pianeta, prelevati dal 2004 al 2017 e analizzati dal Cosmic Dust Analyzer della sonda Cassini della NASA.

Grazie ai dati raccolti ed elaborati da questo sofisticato strumento a proposito di dimensione, composizione, direzione e velocità dei granelli di polvere nei pressi di Saturno, il team di Kempf ha calcolato l’età degli anelli: è molto probabile che accumulino polvere da circa 400 centinaia di milioni di anni. Molto meno di quanto si pensasse, nonostante le ultime ricerche avessero avanzato l’ipotesi sulla loro “giovinezza”.

È ancora mistero sull’origine degli anelli di Saturno

Dati alla mano, il team di Kempf ha calcolato che gli anelli di Saturno hanno accumulato circa 1 grammo di polvere spaziale ogni 30 cm quadrati e, concentrandosi su quelli più luminosi, hanno stimato che ogni anno in totale si sarebbero accumulate circa 166 miliardi di tonnellate di polvere su di essi. Cosa che risulta irrisoria, ragionando in termini cosmici.

Resta ancora senza risposta una domanda vecchia di oltre 400 anni: quando si sono formati gli anelli di Saturno? “Sappiamo approssimativamente quanti anni hanno gli anelli, ma ciò non risolve gli altri problemi” ha affermato Sascha Kempf. C’è una teoria secondo la quale potrebbero derivare dalla frantumazione di una delle Lune del pianeta a causa della gravità. Un’altra ipotesi piuttosto accreditata sostiene che siano effimeri e destinati ben presto a scomparire: “Se gli anelli sono di breve durata e dinamici, perché li vediamo ora? È una fortuna troppo grande non tentare di scoprirne anche l’origine”, ha detto l’autore dello studio.

Libero Shopping