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Il MIT ha sviluppato un chip speciale per il riconoscimento vocale

Si tratta di un chip a basso consumo che potrebbe cambiare il modo in cui interagiamo con l'intelligenza artificiale degli assistenti virtuali

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Il MIT ha sviluppato un chip speciale per il riconoscimento vocale Fonte foto: Jose-Luis Olivares/MIT

I ricercatori del Microsystems Technology Laboratories del MIT hanno realizzato un chip a basso consumo specializzato nel riconoscimento vocale automatico. Il risparmio energetico del 90 al 99% rispetto all’attuale tecnologia potrebbe integrare il controllo vocale anche nei dispositivi relativamente più semplici ed economici.

Siamo, insomma, a punto di svolta. Grazie a questo chip, dopo innumerevoli interazioni “maldestre” e comandi fraintesi, stiamo per arrivare a un punto in cui dialogare con i propri dispositivi potrebbe diventare un’esperienza più semplice e naturale. La tecnologia del controllo vocale – dal Samsung Bixby a Siri di Apple sugli smartphone passando per Amazon Alexa e Google Assistant nel settore delle smart home – è ormai una funzione che sta diventando un’abitudine per gli utenti. Ma la soluzione sviluppata da MIT potrebbe rivoluzionare l’intero settore dell’elettronica per le sue caratteristiche tecniche e soprattutto per il suo consumo di energia irrisorio.

Riconoscimento vocale ovunque

Il chip MIT richiede tra 0,2 e 10 milliwatt di potenza per funzionare, a seconda del numero di parole che sta elaborando. Il MIT – giusto per far capire di cosa sta parlando – sostiene che gli smartphone di ultima generazione dotati di software per il riconoscimento vocale richiedono circa 1 watt di potenza. Questa nuova tecnologia, in pratica, si traduce in un risparmio energetico che può arrivare fino al 99%, che consentirebbe agli utenti Siri a fare a meno di batterie supplementari per i dispositivi Apple. Il chip sviluppato dal MIT – sostengono i ricercatori di Boston – è così efficiente perché funziona su un circuito configurato in modo più semplice rispetto ad altri processori. Il chip, infatti, invece di “scomodare” sempre e solo le reti neurali, si basa, invece, su un semplice circuito che rileva l’attività vocale per individuare parole rivolte al dispositivo. La rete neurale si mette al lavoro solo quando gli viene rivolta la “parola”, non resta quindi sempre attiva in attesa che venga interpellato per qualche domanda o comando.

Non solo smartphone e tablet

«Consentire il riconoscimento vocale a bassissimo consumo di energia è fondamentale per la prossima generazione di dispositivi portatili e indossabili» sostiene Marian Verhelst, professore di microelettronica al MIT di Boston. Il motivo è semplice: «la tendenza è ormai orientata verso dispositivi di piccole dimensioni – orologi, auricolari o occhiali – che richiedono un’interfaccia utente che non può più contare sul touch screen. Il controllo vocale è il modo più naturale per interfacciarsi con tali dispositivi» puntualizza Verhelst. I ricercatori, infatti, prevedono un futuro ricco di dispositivi a comando vocale in tutto il mondo come una delle principali caratteristiche dell’Internet delle cose, ossia un futuro prossimo in cui oggetti intelligenti, collegati e di uso quotidiano che collaborano tra loro per rendere la nostra vita più “comoda” ed efficiente.