È la "pianta che non muore mai" e forse fino ad ora è stata sottovalutata
C'è una pianta diffusa in tutto il mondo che nasconde delle capacità definite "sbalorditive" dagli scienziati: come fa a non morire mai?
Siamo abituati a parlare di animali “alieni”, nuove specie vegetali e non solo dalle caratteristiche talmente insolite da destare curiosità, scoperte ai limiti della realtà in un pianeta come il nostro che, per quanto stia vivendo un momento complesso, non smette di sorprendere. Eppure c’è qualcosa che è sempre stato sotto i nostri occhi ma che, probabilmente, non ha ricevuto le dovute attenzioni. Una pianta umile, quasi banale, di quelle che almeno in apparenza non hanno alcunché di particolare o sorprendente. Il nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience vi farà cambiare decisamente idea a proposito del muschio.
La pianta che ha sbalordito gli scienziati
Il muschio probabilmente è una delle piante più bistrattate dell’intero pianeta. Sarà perché non possiede particolari attrattive – pensiamo ai fiori più strani di recente scoperta o ai membri del mondo vegetale dalle proprietà speciali – ma il muschio è talmente “comune” da non destare troppo clamore. Eppure nasconde un background che sorprendente è dir poco.
Nell’ultimo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience un team di esperti, capitanati dal professor David Eldridge, ecologista presso l’Università del New South Wales in Australia, è rimasto sbalordito “nello scoprire che i muschi stavano facendo delle cose incredibili“.
Ma a cosa si riferisce il dottor Eldridge quando parla del muschio in questi termini? Cosa nasconde questo “tappeto” verde, un gruppo di piante piccole e “umili”, ma presenti praticamente ovunque nel mondo?
Il muschio è una pianta che “non muore mai”
“Abbiamo esaminato cosa succede nei terreni dominati dai muschi e cosa succede nei terreni in cui non c’erano muschi – ha spiegato Eldridge -. E siamo rimasti sbalorditi nello scoprire che i muschi fanno delle cose incredibili”. Il muschio comprende circa 15.000 specie diffuse in diversi tipi di habitat e che occupano attualmente circa 9,4 milioni di chilometri quadrati. Praticamente le stesse dimensioni della Cina o del Canada.
Non tutti sanno che il muschio è anche antichissimo, anzi è considerato l’antenato di tutte le piante viventi del pianeta, ma anche che ha mantenuto nel tempo una struttura che è ben diversa rispetto a quella delle sue “discendenti”. Ed è proprio questo il punto: talmente specifica è la sua struttura, da consentire alle varie specie di vivere non solo nelle aree del mondo a clima temperato e umido, ma perfino in Antartide e nei deserti più aridi.
Il nuovo studio ha fatto luce su un meccanismo di sopravvivenza del muschio che ha dell’incredibile e che, di fatto, è quel che gli ha permesso di resistere più di qualsiasi altra specie vegetale. Eldridge ha spiegato che sopravvive “raccogliendo l’acqua dall’atmosfera” e che alcune specie, come quelle che crescono nelle zone aride dell’Australia, “si arricciano quando si seccano, ma non muoiono: vivono in un’animazione sospesa per sempre. Abbiamo estratto dei muschi da una confezione dopo 100 anni, li abbiamo spruzzati d’acqua e li abbiamo osservati prendere vita. Le loro cellule non si disintegrano come fanno le piante normali“.
Perché il muschio è importante per il nostro pianeta
Una pianta “che non muore mai” come il muschio dovrebbe essere decisamente rivalutata. Sappiamo che è già impiegato per l’orticultura, la produzione di varie sostanze chimiche e anche per l’assorbimento delle perdite di petrolio, ma il nuovo studio sottolinea come abbia anche effetti positivi su tutte le principali funzioni del suolo. Quando crescono una o più specie di muschio in un determinato habitat, questi ne beneficia in modo incredibile.
I muschi regolano l’umidità, favoriscono il ciclo dei nutrienti, riduce il rischio di desertificazione. E, come se non bastasse, funge anche da serbatoio di stoccaggio per il carbonio (si parla di circa 6,43 miliardi di tonnellate), tenendolo dunque lontano dalla nostra atmosfera che ne è satura. In parole povere, i muschi contribuiscono a tenere sotto controllo le emissioni di CO2: “Se si considerano tutte le emissioni globali derivanti dal cambiamento di destinazione d’uso del suolo – come il pascolo, il disboscamento della vegetazione e le attività associate all’agricoltura – riteniamo che i muschi assorbano sei volte più anidride carbonica, quindi non è un rapporto di uno a uno, ma sei volte migliore”. E non è mica poco.
Lo studio ha evidenziato anche un altro aspetto importante che ci fa decisamente rivalutare il già noto muschio. Il team di ricerca ha scoperto che a quanto pare queste specie sono in grado di tenere sotto controllo alcuni agenti patogeni potenzialmente pericolosi perfino per noi esseri umani, ipotizzando che “l’aumento del carbonio nel suolo sotto i muschi potrebbe ridurre la competizione microbica e la loro necessità di produrre geni resistenti agli antibiotici”.
“Quello che mostriamo nella nostra ricerca è che dove ci sono muschi si ha un livello maggiore di salute del suolo, come più carbonio e più azoto. I muschi possono fornire il mezzo perfetto per dare il via al recupero di suoli urbani e aree naturali gravemente degradate”, ha concluso Eldridge.