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PEC obbligatoria per i professionisti: 500.000 sono a rischio sospensione

Secondo gli ultimi dati di Infocamere sarebbero oltre 500.000 i professionisti che non hanno comunicato il loro indirizzo PEC e che rischiano la sospensione dall’albo

mail pec Fonte foto: Shutterstock

Il Decreto Semplificazioni approvato dal Governo lo scorso luglio per rendere più snella la burocrazia in Italia e per dare uno slancio alla digitalizzazione del Paese prevede delle norme che riguardano anche i liberi professionisti. E che se non vengono rispettate portano a delle sanzioni piuttosto dure: la sospensione dal proprio albo di riferimento.

Stiamo parlando dell’obbligo per liberi professionisti e per le aziende di comunicare il domicilio digitale (che combacia con l’indirizzo di Posta Elettronica Certificata) ai propri ordini di riferimento o al Registro delle Imprese. Quella che dovrebbe essere una normalità per partite IVA e PMI, ossia avere un indirizzo PEC riconosciuto a livello legale con cui comunicare con la Pubblica Amministrazione e con le altre aziende, in realtà non è così. A dirlo è l’ultimo report di Infocamere realizzato per il Sole 24 Ore che quantifica in oltre 500.000 i professionisti che al momento non hanno comunicato un indirizzo PEC ufficiale al proprio ordine. Un numero elevato e che trova soprattutto nei giornalisti e nelle ostetriche gli ordini professionali con la percentuale più bassa di indirizzi PEC.

I professionisti non possono nemmeno addurre delle scuse sul prezzo elevato per sottoscrivere un indirizzo PEC. Con Libero Mail PEC Unlimited si spende 30 euro+Iva per un anno e si ha uno spazio illimitato per ricevere e inviare e-mail.

PEC, oltre 500.000 professionisti non hanno un indirizzo certificato

La ricerca di Infocamere per il Sole 24 Ore scatta una fotografia sulla diffusione degli indirizzi PEC tra i vari ordini professionali. Se per gli avvocati, architetti, commercialisti, veterinari, consulenti del lavoro e notai la percentuale di professionisti con la PEC sfiora quasi il 100% (anche grazie al fatto che comunicano costantemente con la PA), per le altre partite IVA la questione è differente. Il risultato peggiore è per i periti industriali, assistenti sociali, ostetriche e giornalisti, con una percentuale inferiore al 70% e che tocca il 41% per i giornalisti.

In totale sono oltre 500.000 le partite IVA iscritte ai vari ordini professionali che non hanno mai comunicato il loro indirizzo PEC e che ora rischiano la sospensione dell’Albo. Infatti, il decreto Semplificazioni prevede una sanzione durissima per coloro che non si mettono a regola al più presto. Gli ordini sono obbligati prima a inviare una diffida e poi a sospendere coloro che non comunicano il loro domicilio digitale. Gli stessi ordini rischiano il commissariamento o lo scioglimento nel caso in cui non inviano alle Camere di Commercio l’elenco degli ordini aggiornato.

Per quanto riguarda le imprese, le scadenze sono anche più stringenti: hanno tempo fino al 1° ottobre per adempiere all’obbligo, altrimenti rischiano sanzioni amministrative.

D’altronde la PEC è il modo più sicuro e veloce per entrare in comunicazione con la Pubblica Amministrazione. Le imprese e le partite IVA che ancora non hanno la Posta Elettronica Certificata per il loro domicilio digitale possono utilizzare un servizio come Libero PEC Unlimited che ha un costo di 30euro+IVA all’anno ed è pensato appositamente per liberi professionisti e aziende e offre uno spazio illimitato per inviare e ricevere messaggi. L’iscrizione è molto semplice e tutti i messaggi hanno lo stesso valore legale di una raccomanda di andata e ritorno.

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