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SCIENZA

Perché la Francia "rivendica" un’altra opera italiana

È polemica tra Francia e Italia sulla gestione e "proprietà" della scalinata di Trinità dei Monti a Roma: facciamo chiarezza sulla questione.

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La Francia "rivendica" la scalinata di Trinità dei Monti, a Roma. Ed ecco che la polemica è servita. Quanto emerso dall’ultimo rapporto della Corte dei Conti francese ha fatto storcere il naso a molti italiani, memori del "ratto" della Gioconda di Leonardo da Vinci che a oggi resta una delle questioni irrisolte più accese tra il nostro Paese e i cugini d’oltralpe. In verità, come già chiarito dallo stesso presidente della Corte dei Conti Pierre Moscovici, si tratterebbe di un fraintendimento. Ma andiamo per ordine.

La lista della discordia

La celeberrima scalinata di Trinità dei Monti è uno dei luoghi più iconici della Capitale, anzi possiamo dire proprio d’Italia. Basta guardarne un’immagine per far venire alla mente il ricchissimo patrimonio artistico-culturale di Roma e dell’intero Paese: è un simbolo, riconoscibile e al quale i cittadini romani in particolare sono giustamente affezionati.

Costruita tra il tra il 1723 e il 1725 su progetto dell’architetto romano Francesco De Sanctis con fondi francesi, il monumento che campeggia in piazza di Spagna è apparso nell’ultimo report diffuso dalla Corte dei Conti di Parigi, che non è altro che una ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese situato a Roma. Documento che include, tra gli altri, le chiese francesi presenti nella Capitale, tra cui il convento di Trinità dei Monti e la chiesa di San Luigi dei Francesi.

Dallo scorso 2 settembre, data della pubblicazione della lista della discordia, si è aperta una polemica infinita contro i "cugini" francesi, accusati di volersi riappropriare della scalinata strappandola al nostro patrimonio.

Cosa dice il rapporto francese

A rispondere alla "presunta" rivendicazione della Francia su Trinità dei Monti è stato Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni Culturali e direttore dei Musei Capitolini: "È un luogo monumentale e di altissimo valore artistico ma è anche un passaggio pubblico ed è quindi senza discussioni parte integrante della Capitale d’Italia – ha spiegato -. Su questa vicenda mi pare ci sia un po’ di confusione. È importante innanzitutto separare le valutazioni della Corte dei Conti francese nei confronti dell’amministrazione dei Pieux etablissements de la France a Rome [istituzione sotto il controllo dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede in Vaticano e frutto di un accordo internazionale tra i due Stati risalente al Settecento, ndr] dalla gestione della Scalinata, che dal Novecento in poi è sempre stata mantenuta, restaurata e gestita in tutti gli aspetti dal Comune di Roma".

Il nodo della questione è proprio questo. Dal rapporto della Corte dei Conti francese sarebbero emersi problemi in merito alla scarsa gestione dei beni francesi in Italia e alla sicurezza degli stessi, ai quali ha controbattuto Presicce: "Solo nel periodo più recente ricordo i due importanti restauri del 1995 e poi del 2014 e i continui interventi di manutenzione e ripristino effettuati sempre da Roma Capitale su uno dei luoghi più iconici della città, divenuto simbolo indiscusso della Roma moderna, frequentato giornalmente da migliaia di persone".

Ma è vero che la Francia vuole rivendicare la proprietà di Trinità dei Monti?

Il documento non rappresenta una richiesta formale da parte della Francia che, di fatto, non ha rivendicato la proprietà del celebre monumento romano. Tuttavia ha sollevato – di nuovo – la questione in merito allo "status giuridico" di Trinità dei Monti e alle responsabilità su manutenzione e restauro, denunciando la difficoltà nel ricevere informazioni in merito agli stessi.

In molti hanno visto e continuano a vedere in questa vicenda un celato – ma non troppo – tentativo di rialzare un polverone, secondo soltanto a quello della Gioconda custodita al Louvre.

Intervenuto a Unomattina, Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera ha spiegato: "La magistratura contabile francese ha fatto un accertamento su una grande quantità di beni di proprietà francese qui a Roma (…). Come succede sempre con le vicende burocratiche, c’è un suggerimento in quella relazione in cui si dice sarebbe bene fare chiarezza sullo stato giuridico della scalinata. In effetti quella scalinata, che venne finanziata in gran parte da fondi francesi, era proprietà francese ma con l’Unità d’Italia nel 1870 è diventata parte integrante della città di Roma a tutti gli effetti. È un cavillo che in effetti andrebbe risolto definitivamente perché è qualcosa che (…) continuamente riemerge come questione".

"Sono davvero molto stupito che si possa interpretare e deformare il senso di un rapporto della Corte dei Conti francese che si rivolge ai francesi e in particolare ai Pieux Etablissements per la loro gestione dei beni religiosi in Italia – ha detto all’ANSA il presidente della Corte dei Conti francese, Pierre Moscovici -. Voglio tranquillizzare i nostri amici italiani: il rapporto chiede solo un chiarimento sulla situazione dei beni, e quando si chiarisce è sempre positivo".

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