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SCIENZA

I resti di un superpredatore sono stati analizzati: è il vero T-Rex

Si chiama Whatcheeria ed era una creatura lacustre enorme, con un corpo simile a una salamandra e una testa lunga e stretta: i ricercatori sono sicuri che si tratti del primo vero T-Rex

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È il T-Rex originale: ritrovati i resti del Whatcheeria Fonte foto: Field Museum

E se in realtà non avessimo idea di come fosse fatto il vero T-Rex? E se, ancora una volta, dei fossili cambiassero tutto? Togliamo pure il “se” e iniziamo ad abituarci all’idea che il temibile Tirannosauro fosse qualcosa di molto, molto diverso da ciò che immaginiamo. O che, almeno, lo fosse all’inizio: è questo, infatti, che ci dicono i resti di un superpredatore recentemente ritrovati e analizzati da un gruppo di scienziati e ricercatori.

Nel caso in cui ve lo steste chiedendo, il superpredatore in questione si chiama Whatcheeria e finora tutti gli indizi portano a pensare che fosse il primo esempio di Tyrannosaurus Rex apparso sulla terra. Ma com’era fatto? E come si collega al più “famoso” aspetto del dinosauro che si muoveva nel Cretaceo Superiore?

I resti del Whatcheeria e la sua storia

Come mai si sta parlando solo adesso del “vero T-Rex”? Per capirlo bisogna teletrasportarsi (immaginariamente) al Field Museum di Chicago che detiene la più grande, accurata e completa collezione di fossili di superpredatori preistorici. Fra questi ce n’è uno, in particolare, che sembra aver vissuto molto, molto tempo prima rispetto allo scheletro quasi completo del T-Rex conservato sempre a Chicago (e soprannominato affettuosamente “Sue”).

Come abbiamo già accennato, il super predatore si chiama Whatcheeria, perché i suoi resti sono stati ritrovati in una cava di calcare vicino alla città di What Cheer, in Iowa e studiarlo non è stato facile. Da What Cheer, infatti, sono arrivati ben 350 resti che, a prima vista, erano ambigui: potevano infatti essere tanto compatibili gli uni con gli altri quanto completamente diversi. Per cercare di dare coerenza ai resti un team di ricercatori, capitanati dal professore Ben Otoo, hanno usato strumenti all’avanguardia e studiato ogni piccola scanalatura ossea rilevabile.

Il Whatcheeria e la sua evoluzione

A quanto pare, il team di Ben Otoo è riuscito a comprendere che effettivamente, il Whatcheeria era in principio un piccolo rettile/anfibio che si è evoluto ed è cresciuto molto, molto rapidamente. Sono arrivati alla conclusione che, nella sua forma completa, era enorme e simile sia a una salamandra che a un coccodrillo, oltre che dotato di una testa allungata (ma non eccessivamente lunga) e stretta, molti denti appuntiti.

Le ossa del cranio del Whatcheeria dimostrano che possedeva degli organi sensoriali compatibili con quelli di pesci e anfibi acquatici, cosa che fa intendere che questo strano dinosauro si muoveva sott’acqua (ma non solo). Le ossa delle zampe lo aiutavano ad accovacciarsi in un punto, aspettando la preda, ma coadiuvavano anche i movimenti fuori dall’acqua, permettendogli di entrare e uscire da fiumi e laghi per mangiare.

I resti del Whatcheeria, l’antenato del T Rex

La forma delle zampe lascia anche intendere che il Whatcheeria si potesse mettere in qualche modo in piedi. Crescendo ed evolvendosi, il Whatcheeria ha modificato il suo scheletro creando nuovi strati di collagene, osteomucoide e osseina, aumentando anche in altezza. Pare dunque, che sia decisamente l’antenato del T-Rex, pur essendo molto più simile a un moderno coccodrillo. Strano, non è vero? Eppure, per gli scienziati, è tutto più che mai sensato.

«L’evoluzione – sostiene Otoo – è il risultato dell’adattamento a diversi stili di vita ed è frutto di ciò che ogni creatura ritiene più funzionale. È così che un animale come il Whatcheeria, che è uno dei primi tetrapodi, ha sviluppato uno strano scheletro che potenzialmente gli consentiva di fare alcune cose che alcuni dei suoi contemporanei non potevano fare. E che, probabilmente, lo ha pi trasformato nel nostro più “comune” T-Rex».

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