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SCIENZA

Una scoperta cambia quello che sappiamo sulla Luna

La Luna potrebbe celare ancora diversi segreti: una nuova analisi della sua superficie ha portato alla luce qualcosa di inedito, che cambia quello che sapevamo.

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Basta alzare gli occhi al cielo quando la luce solare si spegne, per poter ammirare il suo spettacolo: la Luna si staglia contro il buio della notte da miliardi di anni, e l’uomo è riuscito persino a camminare sulla sua superficie. Eppure c’è sicuramente ancora molto che non sappiamo sul nostro satellite. Una nuova indagine, ad esempio, ha scoperto un dettaglio inedito che potrebbe addirittura rivelarci qualcosa sull’origine della vita sulla Terra – e magari anche su altri pianeti.

La datazione della Luna

Quella che ogni sera – almeno quando il cielo non è nuvoloso – ammiriamo sopra le nostre teste è probabilmente il risultato di un evento catastrofico avvenuto nel passato. La Luna si è formata infatti poco più di 4,5 miliardi di anni fa, quando un enorme asteroide (o un altro corpo celeste di grandi dimensioni) si è schiantato contro la Terra – che era ancora giovanissima. Dal tremendo urto si sono generati frammenti di roccia e polvere: questi ultimi, rimanendo in orbita, sono stati soggetti alla forza gravitazionale del nostro pianeta e si sono riaggregati, dando origine al satellite.

Abbiamo quindi un’ipotetica data di nascita della Luna, secondo quella che è la teoria più accreditata sulla sua formazione. Ma cosa sappiamo invece sulla superficie lunare? Determinarne l’età non è facile: gli esperti hanno a lungo utilizzato il metodo del conteggio dei crateri. Dal momento che il satellite non subisce l’erosione dell’atmosfera e non è soggetta al fenomeno della tettonica a placche, la sua superficie rimane relativamente invariata nel corso del tempo. Basta quindi contare il numero di impatti avvenuti sulla Luna (o meglio, le cicatrici che il corpo celeste porta su di sé): maggiore è questa cifra, più antica è la superficie.

Tuttavia, negli anni ’60 l’uomo è arrivato sulla Luna e ha preso con sé dei campioni di roccia da analizzare in laboratorio. La loro datazione ha dato risultati spesso molto diversi da quelli ottenuti attraverso il conteggio dei crateri. Qual è la verità? Un team di scienziati ha recentemente condotto una nuova analisi, pubblicata su The Planetary Science Journal, che offre un punto di vista inedito. Mettendo a confronto i due metodi, gli esperti sono riusciti a correggere i presunti errori di datazione e a fornire un’età più precisa della superficie lunare. Che, a quanto pare, è più antica di quanto pensassimo.

La superficie della Luna è più antica del previsto

Gli scienziati hanno esaminato i campioni portati sulla Terra dalle missioni Apollo, per poi contare i crateri attorno ai siti da cui queste rocce provengono. Correlando i risultati ottenuti, è stato possibile arrivare ad una datazione più accurata. Infine, è bastato generalizzare le informazioni ottenute per avere delle stime migliori dell’età delle zone di cui non si hanno campioni di suolo lunare. Che cosa è emerso? “Quello che abbiamo fatto è dimostrare che grandi porzioni della crosta lunare sono circa 200 milioni di anni più vecchie di quanto si pensasse” – ha affermato la ricercatrice Stephanie Werner, dell’Università di Oslo.

Ad esempio, ad essere più antica del previsto è l’area del mare Imbrium, un vasto cratere che costituisce l’occhio destro del Man in the Moon – ovvero quell’insieme di crateri che, a prima vista, somiglia vagamente ad un volto umano. Credevamo avesse 3,9 miliardi di anni, invece dovrebbe risalire a ben 4,1 miliardi di anni fa. La differenza è importante perché sposta indietro nel tempo quello che è stato un bombardamento enorme avvenuto nello spazio: è inevitabile che questo fenomeno abbia influenzato anche la Terra, probabilmente andando a modificare la geologia del nostro pianeta e ponendo le basi per la nascita della vita. Forse, la stessa cosa è successa anche su Marte, e studiando i crateri del Pianeta Rosso si potranno magari trovare nuove tracce di vita.