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SCIENZA

Siccità in Italia, la disponibilità d'acqua cala del 18,4%: le regioni messe peggio

Il fenomeno della siccità in Italia si sta aggravando e la disponibilità idrica cala del 18,4%: tra le cause c'è l'aumento delle temperature e il cambiamento climatico

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Nel 2023, l’Italia ha assistito a una significativa riduzione delle risorse idriche disponibili, con una diminuzione stimata del 18,4% rispetto alla media storica.

Questo stato di siccità in Italia riflette un trend che si è intensificato negli ultimi anni e tende a coinvolgere molte regioni del Paese in misura variabile.

Gli ultimi dati sulla siccità in Italia dell’ISPRA

Dallo scorso anno a oggi, la Sicilia si è confermata come la regione meno piovosa, mentre il Friuli Venezia Giulia ha registrato la maggior quantità di precipitazioni, mostrando così un contrasto netto tra le diverse aree geografiche. Nonostante un lieve recupero, la disponibilità idrica complessiva rimane ben al di sotto dei livelli storici.

Il quadro delineato dal recente rapporto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) rivela i dettagli di questa situazione critica. Il rapporto, intitolato Bilancio idrologico nazionale: stime BIGBANG e indicatori sulla risorsa idrica, mette in luce una distribuzione molto eterogenea delle piogge nel territorio italiano. Come anticipato, il Friuli Venezia Giulia, con oltre 1.750 mm di pioggia, è stata la regione più piovosa, mentre la Sicilia ha ricevuto appena 565,5 mm di precipitazioni annuali.

A livello di precipitazione totale annua, l’Italia ha registrato un valore medio di circa 924 mm, equivalente a 280 miliardi di metri cubi d’acqua, che rappresenta un incremento del 28,5% rispetto al 2022, anno particolarmente secco. Tuttavia, questo dato rimane inferiore alla media storica di 950 mm, calcolata sul periodo dal 1951 al 2023.

L’aumento delle precipitazioni è stato principalmente dovuto al mese di maggio 2023, quando si sono registrati quasi 163 mm di pioggia, un valore eccezionale per quel periodo dell’anno. Tale picco ha permesso un momentaneo sollievo, ma non ha compensato la carenza idrica complessiva causata dai mesi con precipitazioni insufficienti, come febbraio, marzo, settembre e dicembre.

La mancanza di precipitazioni, sommata all’aumento delle temperature e alla loro instabilità, ha amplificato il fenomeno dell’evapotraspirazione, ovvero la quantità d’acqua che ritorna in atmosfera per evaporazione e traspirazione delle piante, riducendo ulteriormente la risorsa idrica disponibile. Infatti, nel 2023 l’evapotraspirazione ha assorbito circa il 59,4% della pioggia caduta, un valore notevolmente superiore alla media storica del 52%.

Difficoltà nella gestione delle risorse idriche

L’analisi del bilancio idrologico ha permesso di stimare che nel 2023 il contributo alle riserve di acque sotterranee è stato di circa 53 miliardi di metri cubi, pari al 19% delle precipitazioni totali, un valore inferiore alla media storica del 22,7%. Inoltre, solo il 23,7% delle precipitazioni è stato convertito in deflusso superficiale, la parte d’acqua che scorre in fiumi e torrenti, contro il 25% della media storica. Questo calo ha ulteriormente ridotto la quantità di acqua disponibile per l’uso umano, agricolo e industriale, sollevando preoccupazioni crescenti sulla gestione sostenibile delle risorse idriche.

A livello di distretti idrografici, i dati evidenziano forti disomogeneità. Il distretto delle Alpi Orientali, con 664 mm di acqua disponibile, ha registrato la maggiore disponibilità idrica nel 2023, pari a oltre 23 miliardi di metri cubi. Questo valore è circa cinque volte superiore rispetto a quello del distretto della Sicilia, che ha sofferto una delle peggiori carenze idriche. In Puglia, la disponibilità idrica è stata la più bassa a livello nazionale, con circa 100 mm d’acqua, quasi la metà della media storica per la regione.

Nel corso del 2023, la siccità ha colpito l’Italia con intensità variabile: nelle prime fasi dell’anno, condizioni di siccità estrema e severa hanno interessato in particolare il Nord e il Centro del Paese, già duramente colpiti dalla crisi idrica del 2022. In seguito, le piogge hanno alleviato in parte la situazione, ma nell’ultimo trimestre dell’anno si è registrato un nuovo deficit di precipitazioni, specialmente in Sicilia e in Calabria ionica.

Questo prolungato periodo di aridità ha avuto ripercussioni su diverse attività economiche, inclusi l’agricoltura e il turismo, e ha imposto alle istituzioni un’attenta riflessione sulle strategie di gestione delle risorse idriche per il futuro.

Il fenomeno della siccità e il progressivo calo della disponibilità idrica sollevano questioni urgenti in termini di pianificazione e sostenibilità, suggerendo la necessità d’investimenti mirati nell’amministrazione dell’acqua e nella creazione di infrastrutture per la raccolta e il risparmio idrico.

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