Cosa sappiamo della tempesta geomagnetica che ha colpito la Terra e che è ancora in corso
La Terra è stata colpita da una nuova tempesta geomagnetica: ecco le motivazioni e le possibili conseguenze gravissime
La Terra è stata investita negli ultimi giorni da una tempesta geomagnetica. Si tratta di un fenomeno del quale ci si ritrova spesso a parlare, considerando la recente attività del nostro Sole. L’ultima registrazione notevole è avvenuta alle ore 04.57 del 17 settembre, ora italiana. Lo ha riferito l’Agenzia statunitense della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa). Di seguito riportiamo un’analisi della situazione attuale e quelle che sono le motivazioni alla base di tale condizione.
Nuova tempesta geomagnetica
La tempesta geomagnetica che ha investito la Terra ha registrato un picco notevole. Si parla infatti di classe G4, il che evidenzia come il fenomeno sia stato alquanto intenso. Basti pensare che la classificazione parte da G1 e termina a G5. Lo ha spiegato Mauro Messerotti, docente di meteorologia spaziale presso l’Università di Trieste. All’Ansa ha dichiarato: “La tempesta è ancora in corso ma in fase di decadimento. È infatti diminuita alla classe G3”.
È naturale chiedersi cosa abbia provocato questo fenomeno. Le risposte in questo caso sono due. Soffermiamoci prima su quella più immediata. Occorre spiegare come il tutto sia figlio di un’espulsione di massa coronale. È quello che in gergo viene definito Cme. Si tratta di un getto di materiale sotto forma di plasma.
È qualcosa che spesso viene affiancato al fenomeno dei brillamenti. Quando tutto ciò raggiunge la Terra, provoca un effetto immediato: un disturbo nella magnetosfera. È ciò che ci regala lo spettacolo inconfondibile delle aurore boreali a latitudini ben più basse rispetto a quella che è la norma. In alcuni casi, però, lo scenario non è affatto così affascinante e romantico. Un fenomeno di intensità notevoli, infatti, può provocare dei blackout, così come problemi alle trasmissioni dei satelliti, delle trasmissioni radio e dei sistemi di navigazione satellitare.
La Cme impiega un po’ a raggiungerci, anche se non tanto. Quella che ci ha travolto nella notte tra il 16 e il 17 settembre, infatti, è stata rilasciata dal Sole lo scorso 14 settembre alle ore 17.29 italiane. Il tutto è avvenuto in seguito a un brillamento colossale, rientrante nella classe X, che è la più potente. A ogni lettera, però, è associato anche un numero che può andare da 1 a 9. In tale circostanza si è trattato di una classificazione X4.5, per essere precisi. Cosa vuol dire tutto ciò? Semplicemente che è stato il quinto fenomeno più potente del ciclo solare attuale.
Cosa sta accadendo al Sole
Abbiamo descritto in linee generali quanto accaduto ma, occorre evidenziarlo, la situazione è stata poi aggravata da un buco coronale posto sul lato del Sole che è rivolto verso la Terra. Si tratta di un’area dove la corona solare è più scura, temporaneamente, e più fredda. È qui che il campo magnetico aperto cede il fianco al vento solare, per dirla in maniera estremamente semplice, consentendo una più facile “fuga” verso lo spazio.
È chiaro come in questa fase il Sole ci appaia tremendamente irrequieto. Potrebbe sorprendere alcuni ma, di fatto, non c’è nulla di cui dirsi sorpresi. Ci stiamo avvicinando infatti al picco massimo di attività magnetica. Quest’ultimo presenta un calendario un po’ “ballerino”, dal momento che è atteso tra la fine del 2024 e l’estate del 2025.
In questa fase si assisterà a fenomeni come espulsioni di massa coronale, eruzioni solari, buchi coronali e non solo. Soprattutto, però, ognuno di questi sarà molto più frequente e con un’intensità maggiore rispetto a quella che può essere considerata la norma.
Quando queste particelle si indirizzano verso la Terra, procedono a impattare con il nostro scudo magnetico. Si generano allora le cosiddette tempeste solari. Queste possono avere anche conseguenze potenzialmente devastanti. Basti pensare che alcune di Classe G5, ovvero quelle estreme, se combinate in un breve lasso di tempo, potrebbero abbattere per qualche settimana o mese il nostro attuale ecosistema tecnologico.