Terremoto, un sisma invisibile ha provocato uno tsunami in tre oceani
Lo tsunami dello scorso agosto
La Natura sa come sorprenderci ogni giorno e spesso le spiegazioni alla base di determinati fenomeni lasciano ancor più a bocca aperta dell’evento stesso. Se n’è parlato molto poco, ma la scorsa estate si è registrato quello che è stato definito terremoto invisibile. Perché associare questo aggettivo così particolare a delle scosse telluriche? L’episodio si riferisce al mese di agosto del 2021, quando uno tsunami si propagò pericolosamente negli oceani del Nord Atlantico, Pacifico e India. Per la prima volta dal 2004 si è rilevato un fenomeno del genere in tre diversi specchi d’acqua del nostro pianeta, il che fa già capire quanto la situazione sia rara. Inizialmente, proprio come 18 anni fa, si è pensato a un terremoto molto potente, ma in alcuni casi l’apparenza inganna.
Secondo un nuovo studio scientifico pubblicato all’interno della rivista Geophysical Research Letters, si è trattato per l’appunto di un terremoto invisibile, la conseguenza cioè di cinque sub-terremoti distanziati nel tempo da pochissimi minuti. Tra tutte queste scosse, quella responsabile dello tsunami non è stata registrata nonostante la magnitudo pari a 8,2. A parlare della recente scoperta è stato Zhe Jia, sismologo che lavora per il California Institute of Technology, secondo cui le scosse invisibili sono state rilevate quasi per caso sfruttando un algoritmo per certificarne l’esistenza.
Una profondità non eccessiva
La durata di questo terremoto invisibile è stata di circa 200 secondi, vale a dire il 70% dell’intera energia sprigionata nel corso dell’evento nel suo complesso. La registrazione è avvenuta ad appena 15 chilometri sotto la superficie terrestre, per l’appunto una profondità tale da poter dar vita a uno tsunami. Il fatto che sia rimasto “nascosto” non deve sorprendere più di tanto. In base a quanto riferito dagli autori dello studio, la scossa è stata un ibrido tra due diversi terremoti oceanici, nello specifico quello a rottura profonda e quello a slittamento lento. Proprio la lentezza del ritmo appena menzionato potrebbe essere alla base delle difficoltà di rilevamento.
I periodi presi in esame
Il problema è stato anche un altro. Di solito i sistemi di monitoraggio e allarme che hanno a che fare con i terremoti e gli tsunami si concentrano su periodi medio-brevi delle onde sismiche. Questo vuol dire che le onde con periodi temporali più lunghe vengono letteralmente messe in secondo piano dalle altre. Nonostante siano pericolose e possano generare tsunami, si fa moltissima fatica nell’accorgersene. La scoperta del terremoto invisibile ha reso necessario un cambiamento importante per quel che concerne le rilevazioni delle scosse. In futuro potrebbero dunque esserci modifiche sostanziali.
In particolare, si punta a creare un sistema che avverta in automatico le regioni costiere in caso di terremoti capaci di dar vita a tsunami complessi, come già si fa d’altronde per le allerte considerate “semplici”. Lo studio verrà ora sfruttato per perfezionare le analisi telluriche e rendere meno disastrosi determinati eventi in futuro. Di sicuro è un obiettivo non semplice da raggiungere, anche perché si è abituati con un modus operandi ben preciso, però le intenzioni sono serie e l’incolumità delle persone che abitano questo mondo viene prima di tutto.