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SCIENZA

Hanno trovato una "capsula del tempo": mattone di argilla nascondeva un segreto prezioso

Può un mattone fungere da capsula del tempo? All'interno di un manufatto risalente a 2.900 anni fa, gli scienziati hanno trovato tracce di DNA preziosissime.

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Avete mai sentito parlare di capsule del tempo? Sebbene questo termine sia relativamente moderno, già nei secoli passati sono stati fatti tentativi di riporre oggetti appartenenti all’epoca in corso all’interno di un contenitore poi sistemato in un luogo sicuro, per far sì che le generazioni del futuro potessero ritrovarli e capire qualcosa in più di un tempo molto lontano. È un concetto che si lega bene anche alla fantascienza, già ampiamente sfruttato al cinema e in letteratura per immaginare che manufatti terrestri arrivino agli alieni o, al contrario, loro preziose testimonianze giungano sulla Terra. Ebbene, un semplice mattone d’argilla è riuscito a svolgere proprio la funzione di capsula del tempo. Scopriamo in che modo.

Trovate tracce di DNA in un antico mattone

I mattoni d’argilla sono tra i materiali più comuni che vengono ritrovati negli scavi archeologici, visto che venivano impiegati per costruire edifici sin dall’antichità. Gli scienziati si sono chiesti se, al loro interno, fosse possibile rinvenire del DNA vegetale o animale. Così, hanno analizzato un mattone appartenente al palazzo del re neo-assiro Ashurnasirpal II, nei pressi della città di Kalhu (in Iraq). Sappiamo con una certa esattezza a quando risale il materiale da costruzione, dal momento che un’iscrizione riporta la data di realizzazione del palazzo – ovvero tra l’879 e l’869 a.C.

Il mattone, dunque, ha ben 2.900 anni: all’epoca, i lavoratori ne preparavano in gran quantità con una miscela di fango proveniente dalle rive del fiume Tigri, assieme a pula, paglia e sterco di animali. È proprio in questi ultimi elementi che si possono nascondere piccole particelle vegetali, le quali poi restano ben protette all’interno del mattone anche per millenni. Alcuni ricercatori dell’Università di Oxford e dell’Università di Copenaghen sono riusciti ad estrarre per la prima volta preziosissimi frammenti di DNA da un campione d’argilla del mattone.

“Siamo rimasti entusiasti nello scoprire che il DNA antico, efficacemente protetto dalla contaminazione all’interno di una massa di argilla, può essere estratto con successo da un mattone di 2.900 anni” – ha affermato la biologa Sophie Lund Rasmussen, che ha collaborato allo studio pubblicato su Nature Scientific Reports. Ciò permette agli scienziati di scoprire qualcosa in più sull’ambiente naturale dell’epoca, fornendo dettagli importanti: “Il mattone funge da capsula temporale della biodiversità, contenente informazioni riguardanti un singolo sito e i suoi dintorni. In questo caso, fornisce uno sguardo unico sugli antichi Assiri” – ha spiegato l’assiriologo Troels Arbøll.

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Cosa ci rivela il contenuto del mattone

I ricercatori hanno prelevato un campione del mattone e, utilizzando una tecnica analitica già impiegata su altro materiale poroso (come l’osso), sono riusciti a sequenziare il DNA vegetale in esso presente. Ne hanno tratto informazioni su ben 34 gruppi tassonomici di piante. Quelle più presenti includevano le Brassicacee (che comprendono vegetali come il cavolo) e le Ericacee, mentre sono state trovate tracce anche di Betulacee, di Lauracee, di Apiacee (la famiglia delle carote e del prezzemolo) e di Triticee. In questo caso, gli scienziati si sono concentrati sul materiale vegetale perché era quello meglio conservato, ma in futuro si potranno analizzare anche frammenti di DNA animale, scoprendo qualcosa in più sugli ecosistemi dell’antichità.

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