UE contro Whatsapp e Facebook: niente scambio di dati tra le app
A finire sotto esame è la nuova policy introdotta dall'app di messaggistica lo scorso agosto e che prevede la condivisione di dati con il social network
L’Unione Europea si muove contro Whatsapp. In particolare a finire sotto accusa sono le modifiche ai termini di servizio che prevedono la condivisione di alcune informazioni con Facebook. Le nuove condizioni erano state introdotte lo scorso agosto.
In un’email inviata al fondatore di Whatsapp Jan Koum, il Gruppo di Garanti UE per la Privacy si è mostrato particolarmente preoccupato riguardo al modo in cui la società americana processa questi dati per fini non previsti dalle condizioni di servizio e di privacy iniziali. Ad agosto WhatsApp aveva avvisato i suoi utenti dei cambiamenti alla policy, ma secondo i garanti non è abbastanza. Il Gruppo, inoltre, mette in dubbio gli strumenti e i meccanismi che gli utenti hanno a oro disposizione per la gestione delle informazioni personali e dei dati relativi alle conversazioni.
Anche l’Italia si è mossa contro Whatsapp. L’Autorità per la Concorrenza e il Mercato ha infatti avviato delle azioni contro la società americana. Il motivo è, a grandi linee, lo stesso che ha spinto i Garanti UE a intervenire: lo scambio dei dati con Facebook. Sulla stessa linea anche il Codacons. L’associazione che difende i diritti dei consumatori è pronta a lanciare una class action contro Whatsapp in caso l’ Antitrust confermasse queste violazioni.
Non solo Whatsapp
Non è la prima volta che l’Unione Europa intraprende delle azioni per proteggere la privacy degli utenti contro le grandi aziende americane a suon di minacce milionarie. Microsoft, Facebook e Google sono state più volte costrette a rivedere le loro politiche di privacy. Dal 2018 inoltre ci sarà un inasprimento delle pene che prevede delle sanzioni pesantissime che possono arrivare fino al 4% delle vendite globali annuali di una società.
Anche Yahoo! è finita sotto indagine
Whatsapp non è l’unica azienda a finire sotto indagine. Il Gruppo dei Garanti UE ha infatti chiesto delle spiegazioni anche a Yahoo! sulla vicenda che è stata resa nota alcuni mesi fa secondo cui il motore di ricerca nel 2014 avrebbe messo a disposizione delle autorità investigative degli Stati Uniti i messaggi di posta elettronica dei propri iscritti. In particolare il gruppo vuole sapere se questa condivisione ha violato le norme europee per la protezione dei dati personali degli utenti.