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SCIENZA

“Una vera sorpresa” nello Spazio, ma (sull'avvistamento) qualcosa non torna

Gli anelli di un lontano pianeta nano stanno rendendo non semplice la vita degli astronomi che vogliono saperne di più su questo sistema

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Non sono soltanto gli anelli di Saturno a destare la maggiore attenzione astronomica globale, perché gli ora esperti si stanno concentrando su un sistema nuovo di zecca, descritto con dovizia di particolari in un articolo apparso sulla rivista specializzata “Nature”. Il rilevamento che ha lasciato a bocca aperta gli scienziati è avvenuto nella parte più esterna del sistema solare.

Grazie a un potente telescopio, l’HiPERCAM che si trova alle Isole Canarie, è stato possibile visualizzare un anello attorno a un pianeta nano, molto più lontano di quello che dovrebbe essere secondo i canoni tradizionali. La sorpresa è stata inevitabile e si sta cercando di venire a capo della questione.

Il pianeta e gli anelli distanti

Anzitutto, bisogna precisare che il sistema di anelli si riferisce al pianeta 50000 Quaoar. Non è altro che un oggetto transnettuniano di grandi dimensioni che orbita attorno al Sole in maniera quasi circolare, con temperature rigide come non mai sulla superficie. La posizione dell’anello è il dettaglio che stupisce più di tutti. Si trova infatti molto al di fuori del massimo teorico di sopravvivenza per quel che riguarda le teorie scientifiche classiche. Di sicuro è uno dei sistemi più complessi in assoluto. La visione, tra l’altro, non è nemmeno semplice per un motivo ben preciso.

L’anello in questione è troppo stretto per pensare di poter beneficiare di una visione diretta, senza dimenticare che 50000 Quaoar è parecchio distante dalla Terra. Il rilevamento telescopico è stato reso possibile dalla cosiddetta occultazione, il fenomeno secondo cui un pianeta passa direttamente davanti a una stella: questo vuol dire che la sagoma dell’oggetto celeste diventa più nitida e può essere osservata per un breve periodo di tempo dalla Terra. Le occultazioni vengono persino previste in anticipo, dunque gli astronomi erano in attesa da tempo per osservare il pianeta nano con maggiore precisione. Che cosa è stato notato in particolare?

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I detriti che compongono il sistema di anelli

Uno degli aspetti più curiosi di questo sistema di anelli è senza dubbio l’insieme di piccoli avvallamenti. La distanza dell’anello è stata quantificata in oltre sette raggi planetari, vale a dire il doppio rispetto al massimo finora riconosciuto e accertato (il cosiddetto “limite di Roche”). All’interno di questo limite, il pianeta tende ad esercitare forze di marea davvero intense che impediscono ai detriti che compongono l’anello stesso di amalgamarsi in una luna. C’è poi da dire che le regioni di 50000 Qaoar più dense di roccia e ghiaccio si aggregano, portando un numero maggiore di detriti a gravitare verso il grumo.

In base alle teorie più moderne, in questo modo si creerà un effetto valanga che porterà a formare una piccola luna entro un paio di decenni. Ci sono comunque delle osservazioni ancora da completare per capire come sia possibile che un anello tanto distante riesca a rimanere stabile. I detriti potrebbero essere meno “appiccicosi”, con i frammenti degli anelli che avrebbero dunque maggiori probabilità di rimbalzare l’uno contro l’altro durante le collisioni. È sicuro che d’ora in poi quello che viene considerato un planetoide a tutti gli effetti come 50000 Qaoar diventerà ancora di più un affascinante oggetto di studio.

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