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Bufera privacy, stop condivisione dati tra WhatsApp e Facebook

La decisione arriva dopo le proteste di moltissimi utenti e le pressioni di vari Governi nazionali o associazioni a difesa dei consumatori del Vecchio Continente

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WhatsApp e Facebook Fonte foto: Shutterstock

WhatsApp e Facebook hanno deciso di fermarsi. Almeno per il momento. L’app di messaggistica istantanea, acquistata da Facebook per 19 miliardi di dollari nel 2014, non condividerà con il social network di Mark Zuckerberg le informazioni in suo possesso riguardanti gli utenti europei.

Un passo indietro considerevole, rispetto a quanto espresso dalla stessa WhatsApp nell’agosto 2016. La scorsa estate, infatti, le due società “sorelle” avevano deciso di condividere tra di loro i dati di utilizzo e le informazioni personali degli utenti con l’obiettivo di migliorare l’esperienza d’uso delle varie app e consentire a Facebook di realizzare inserzioni pubblicitarie maggiormente in linea con le abitudini degli utenti (la cosiddetta pubblicità tracciante, insomma). Per queste ragioni le due società hanno messo in comune dati come le rubriche degli utenti, i dispositivi usati per chattare e altre informazioni personali.

Non finisce qui

Sin dall’estate, diversi Governi europei avevano espresso preoccupazione sulla condivisione dei dati tra Facebook e WhatsApp. Tra i primi troviamo quello britannico, quello tedesco e il Governo italiano, che avevano avviato delle indagini per verificare che la pratica messa in atto dai due giganti della Silicon Valley non fosse contraria al diritto alla privacy degli utenti. Prima che tutto potesse “degenerare”, Facebook ha deciso di mettere in standby la condivisione e avviare una trattativa con i vertici europei.

Computer privacyFonte foto: Shutterstock

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“Speriamo – affermano i vertici di Facebook – di poter continuare a lavorare a stretto contatto con le autorità europee e in particolare con il Commissario britannico per la protezione della privacy così da poter dare risposte esaurienti a tutti i loro dubbi e domande”. Si tratta, dunque, solo di uno stop temporaneo in attesa che le due parti in causa – l’azienda di Menlo Park e le autorità europee – siano in grado un accordo che soddisfi tutti.