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Android modifica le regole per la privacy: tutte le novità

Troppe app spione sul Play Store: Google mette finalmente un freno al rastrellamento di dati sulla posizione dell'utente cambiando le regole della sua vetrina online

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google play store Fonte foto: Jirapong - stock.adobe.com

Google mette finalmente un freno alle app Android che raccolgono dati in background dallo smartphone dell’utente. E, in particolare, a quelle che accedono alla nostra posizione senza averne realmente bisogno. E’ infatti in arrivo la modifica della politica ufficiale del Play Store che doveva entrare in vigore il 2 novembre, ma che è stata posticipata a causa del Covid-19.

Le nuove regole valgono adesso a partire dall’8 gennaio e non dovranno adattarsi solo gli sviluppatori delle app nuove, ma anche quelli delle app che già sono pubblicate (anche da anni) sul Play Store. Questi ultimi, però, avranno più tempo a disposizione per farlo. La nuova politica per ottenere l’approvazione a pubblicare app sul Play Store prevede che lo sviluppatore fornisca informazioni chiare su cosa fa la sua app e perché e che le dia sia a Google che all’utente, prima che scarichi l’app. Le norme aggiornate di Google hanno lo scopo di fornire agli utenti un migliore controllo e una maggiore trasparenza sull’accesso ai dati da parte delle app che usano.

App Android: cosa cambia dall’8 gennaio

A partire dall’8 gennaio 2021 (o dal 29 marzo, se l’app in questione è stata pubblicata prima del 16 aprile 2020) chi sviluppa una app che accede in background alla posizione dello smartphone dovrà spiegare il motivo di questo comportamento. Non è una novità da poco, perché oggi milioni di app accedono alla nostra posizione senza alcun reale motivo se non quello di raccogliere dati su di noi per poi rivenderli.

Google ha previsto una ben precisa procedura per ottenere l’ok alla pubblicazione sul Play Store, che consiste anche nel caricamento di un video (su YouTube o su Drive) in cui lo sviluppatore spiega bene quando, come e perché la sua app legge la posizione dello smartphone. Allo stesso tempo l’utente dovrà essere avvertito di tutto ciò con spiegazioni chiare, tramite una vera e propria informativa specifica su questa autorizzazione richiesta dall’app.

Più privacy con Android 11

Questa modifica alla privacy policy delle app è stata imposta da Google per due motivi principali: il primo è che sono moltissime le app che rastrellano dati sul comportamento dell’utente, senza averne alcun reale motivo, il secondo è che ancora pochi utenti hanno la possibilità di installare sul proprio smartphone il sistema operativo Android 11.

Android 11 ha introdotto una novità nella gestione delle autorizzazioni concesse alle app: ora l’utente può segliere se concedere all’app l’accesso ad una funzione (ad esempio la lettura dei file sul dispositivo o la posizione GPS) sempre (quindi anche in background), solo una volta, solo mentre l’app è in uso o mai.

La stretta per le app pubblicate sul Play Store, quindi, va a tutelare soprattutto gli utenti che non possono bloccare le autorizzazioni alle app perché non hanno ancora Android 11.