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È stato ritrovato uno scritto inedito legato a Dante: la scoperta tutta italiana

Antiche lettere svelano dettagli inediti sulla Commedia di Dante, e soprattutto la sua lavorazione: ecco cosa sappiamo

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Scambio epistolare tra Dante e Giovanni del Virgilio Fonte foto: 123RF

Una rilevante scoperta ci riporta al tempo di Dante, con sguardo rivolto a un amico del Sommo Poeta, tale Giovanni del Virgilio. I suoi scritti sono stati scoperti e analizzati da un giovane studioso, che ha gettato luce sul primo professore di lettere pagato dal Comune di Bologna per esercitare la professione.

Il primo professore di lettere

Siamo nella seconda metà del Duecento, quando Giovanni del Virgilio commenta Bucoliche, Georgiche ed Eneide, ma non solo. Ciò è però quanto giunge fino a noi dell’operato di questo professore di letteratura e filologia dello Studium nell’antica Bologna. Il primo a ricoprire tale ruolo.

Lo studioso Giandomenico Tripodi ha ritrovato dei suoi manoscritti, che si ritenevano perduti. Non una ricerca fine a se stessa e rilevante unicamente per gli accademici, tutt’altro. Rappresenta una svolta per la comunità scientifica letteraria. Documenti che ci riportano indietro di mille anni ed evidenziano la lingua delle lezioni universitarie del tempo.

Dopo lunghe ricerche e accertamenti, il giovane studioso ha potuto affermare come il tutto sia da attribuire a Giovanni del Virgilio, figura rivoluzionaria per Bologna e non solo. Primo professore universitario a essere stipendiato dal Comune di Bologna, come detto. A ciò si aggiunge però anche un altro elemento molto interessante, la sua amicizia con Dante. Tutto ciò consente di guardare ai manoscritti ritrovati anche da un punto di vista storico.

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Lettere a Dante

In merito a questi ritrovamenti si è espressa anche Giuseppina Brunetti, professoressa ordinaria di Filologia romanza del Dipartimento di Filologia classica e italianistica dell’Alma Mater, oltre che direttrice del Cesbi – Centri Studi su Benvenuto da Imola, ovvero il più celebre commentatore della Commedia.

Ecco le sue parole: “Giovanni del Virgilio è una figura fondamentale. Il suo è un caso unico al mondo. Tutte le cattedre di letteratura sono più tarde rispetto alla sua. È considerato il primo professore di filologia dell’Alma Mater. Si rende conto della necessità dello studio delle lettere per il vivere civile e la società”.

Commentatore di classici latini ma non solo. Amico e interlocutore di Dante, nell’ultima fase della sua vita, al tempo impegnato nel completamento della Commedia. I due si sono scambiati delle lettere in latino. Il professore bolognese invitò il Sommo Poeta a scrivere la sua opera grandiosa in latino, non in volgare. Ciò gli avrebbe garantito l’incoronazione poetica presso l’Università di Bologna.

Un contrasto culturale evidente, che impediva al professore di comprendere l’enorme libertà che Dante vedeva nella lingua del volgo, sua e vergine, tutta da forgiare a piacimento o quasi. Una lingua non ancora incasellata, che consentiva all’estro di esprimersi e che, ne era certo, sarebbe divenuta importante quanto il latino e più.

Non sappiamo dove i due si siano conosciuti ma è chiaro come l’amore per Virgilio li abbia in qualche modo uniti. Dante lo ha scelto come accompagnatore nel suo viaggio nell’altro mondo, mentre il professore ha aggiunto tale nome al suo per grande rispetto. Una scoperta sensazionale, quella operata dal giovane studioso Giandomenico Tripodi, che offre speranza a tutti i suoi colleghi, odierni e futuri. C’è ancora tanto da scoprire e analizzare. Non tutto è ancora venuto alla luce, come si potrebbe pensare.

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