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Come funziona Session, l'app usata dagli spacciatori

Nell'eterna lotta tra guardie e ladri la tecnologia sposta gli equilibri e crea nuove opportunità per i criminali, come l'app Session usata dagli spacciatori anche in Italia

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Da circa un anno le Forze dell’Ordine impegnate nelle operazioni antidroga hanno notato che gli spacciatori usano, sempre più frequentemente, una nuova app di chat per comunicare con i loro clienti e con gli altri criminali. Questa app si chiama Session e, come spesso accade in casi del genere, è stata sviluppata per fini molto più nobili e poi è stata scoperta e sfruttata anche dal crimine organizzato.

Che cos’è Session

Session è un’app di chat, disponibile per Android, iPhone, Mac, Windows e Linux, che punta tutto sulla privacy. E’ un’app open source che promette all’utente, contemporaneamente, un’interfaccia semplice da usare e una estrema protezione dei dati personali.

Di fatto Session non trasmette nessun dato dell’utente, a parte quelli relativi ai messaggi che invia, perché quando una persona si iscrive a Session non deve fornire il suo nome, la sua email o il suo numero di telefono: l’app crea una chiave crittografica formata da 66 cifre, chiamata Session ID, che viene usata per identificare quell’utente in modo assolutamente anonimo.

Inoltre, ogni messaggio viene inviato tramite una rete di server decentralizzata, con protocolli di crittografia “a strati” per rendere ancor più difficile tracciare gli utenti. Fino a pochi giorni fa Session usava la rete Oxen Network, ma da inizio febbraio ha lanciato la propria rete privata Session Network.

Cosa può fare Session

Session ha un’interfaccia utente simile a quella di Telegram, Messenger, WhatsApp o qualunque altra app di chat disponibile. Può essere usato per inviare messaggi privati uno-a-uno o creare chat di gruppo.

Su Session si possono mandare anche messaggi vocali e fare chiamate vocali, sempre mantenendo attiva la crittografia end-to-end. Si possono anche creare delle “Community” simili a quelle di WhatsApp, ma non sono così protette come le chat individuali e di gruppo.

La crittografia usata da Signal è quella del protocollo Libsodium, che è completamente open source, e i messaggi vengono scambiati tramite una rete di tipo “Onion routing“, cioè “a sfoglia di cipolla” e con vari strati di protezione: ogni messaggio passa da più nodi della rete prima di arrivare a destinazione e, ad ogni passaggio, viene decriptato e nuovamente criptato.

In più, Session può anche essere usato insieme ad una VPN per aumentare ulteriormente la protezione dell’utente.

Tutte queste funzioni sono gratuite per l’utente, ma in futuro arriverà una versione Premium dell’app che sarà a pagamento e verrà pagata in una criptovaluta specifica, il Session Token, creato proprio per sovvenzionare la piattaforma.

Nata per la libertà, usata per il crimine

Session dichiara di essere nata per difendere la libertà di espressione nei luoghi del mondo dove essa è minacciata dal potere e dal “surveillance capitalism“, cioè il nuovo capitalismo di sorveglianza basato sulla raccolta indiscriminata e la vendita dei dati personali dei cittadini.

Non è la prima app che nasce con questo scopo nobile, prima di Session lo hanno già fatto Signal, Threema e oggi dichiara di farlo anche Telegram.

Esattamente come altre app, però, anche Session si è rivelata un ottimo strumento per i criminali, che hanno un estremo bisogno di privacy e segretezza per portare avanti indisturbati i propri crimini e traffici illeciti.

Non stupisce affatto, quindi, che sempre più spacciatori e narcotrafficanti usino anche Session per scambiarsi messaggi.