Forse hanno capito come prevedere le inondazioni: i segnali prima del disastro
Le inondazioni sono purtroppo un fenomeno comune in molti paesi, anche se un esperto americano ha sviluppato un modello interessante per le previsioni
La drammatica alluvione che ha devastato diversi paesi nelle Marche ha fatto capire, una volta di più, se ce ne fosse stato il bisogno, che la Natura può essere imprevedibile e potente come non mai. Eventi del genere, un po’ come le inondazioni, possono però essere previsti per evitare che i danni siano ingenti e che si piangano altre vittime.
L’allerta clima ha già fatto spaventare in merito alle case che potrebbero essere sommerse, ma affidandosi a quanto intuito da Martin Ralph il futuro dovrebbe essere più roseo. Ralph è un ricercatore in campo meteorologico e direttore del Center for Western Weather and Water Extremes presso lo Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California. La sua attenzione è stata rivolta ai cosiddetti “fiumi atmosferici”.
Questo fenomeno è noto anche con la sigla AR, vale a dire “atmospheric rivers”. I fiumi in questione sono stati tirati in ballo proprio per spiegare l’alluvione marchigiana, più precisamente l’umidità tropicale che ha letteralmente nutrito il temporale che si è abbattuto sulla provincia di Ancona e che proveniva dall’Oceano Atlantico. Gli AR non sono altro che correnti di vapore acqueo che “scorrono” nel cielo, sospinte dai forti venti a bassa quota. Spesso, poi, possono raggiungere velocità da uragano. La loro prima definizione ufficiale risale a pochi anni fa (2010) e si è subito capito che un AR medio potrebbero causare precipitazioni superiori rispetto a qualsiasi pioggia o temporale in ogni parte del mondo.
Tantissime informazioni disponibili
Le inondazioni sono purtroppo inevitabili, tenendo conto del fatto che un fiume atmosferico riesce a trasportare vapore che sarebbe sufficiente per coprire la portata del Mississippi per 25 volte. Ralph è voluto andare oltre le conoscenze attuali, costruendo una serie di modelli legati ai danni provocati a un singolo Stato americano. L’esperto ha preso spunto da 40 anni di informazioni sulle coperture assicurative in materia di inondazioni, poi ha applicato i vari dati a 14 modelli climatici globali.
Le aree più a rischio
In questa maniera, Ralph ha previsto i danni annuali delle inondazioni legate ai fiumi atmosferici, nello specifico negli Stati Uniti occidentali: a suo dire, queste devastazioni dovrebbero aumentare fino a un importo economico complessivo di 2,3 miliardi di dollari entro il 2090. Grazie ai modelli già citati, è stato possibile anche sviluppare delle proiezioni a livello di singola contea statale, così da identificare le aree più a rischio e di permettere alla politica di indirizzare nel modo giusto l’impegno per contrastare i cambiamenti climatici. C’è comunque da dire che non mancano le perplessità.
I modelli di Ralph per prevedere in modo più accurato le inondazioni che hanno a che fare con i fiumi atmosferici non sono esenti da errori: bisogna infatti considerare che le varie proiezioni risentono dell’incertezza del clima, degli scenari futuri e persino delle tecniche di rilevamento. Molto dipenderà dal comportamento delle nazioni del nostro pianeta. In base all’accordo di Parigi dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), 192 paesi hanno deciso di limitare le emissioni inquinanti per mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli precedenti all’industrializzazione. Di sicuro è un obiettivo nobile, ma l’attuale emergenza climatica fa capire che c’è ancora molto da fare.