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Cosa è il diritto di riparazione degli smartphone dell'Unione Europea

L'Unione Europea ha intenzione di inserire una norma che permetta di riparare gli smartphone anche dopo la data di scandenza

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riparare smartphone Fonte foto: Shutterstock

Viviamo in un mondo in cui l’obsolescenza programmata è data ormai per scontata, in cui smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici (ma anche elettrici, persino le lavatrici) smettono di funzionare il giorno dopo la data di scadenza della garanzia. Ma l’UE sta cercando di introdurre il cosiddetto “diritto di riparazione“.

Nel cosiddetto “EU Circular Economy Action Plan“, il piano europeo per favorire l’economia circolare in cui non ci sono rifiuti ma solo risorse da riutilizzare il più possibile, ci sono diverse misure che vanno nella direzione chiesta dagli utenti: i costruttori di dispositivi elettronici devono garantire la possibilità di riparare, a costi ragionevoli, i device che hanno problemi dopo la scadenza della garanzia. L’Unione Europea, tra l’altro, inserisce questo ragionamento in un’ottica di riduzione delle emissioni di CO2: più si ripara, meno si getta e si sostituisce e, di conseguenza, meno emissioni si producono. Naturalmente i grandi costruttori di hardware non ci stanno: più si ripara, meno vendono e guadagnano.

Diritto di riparazione: il piano europeo

L’UE ha già introdotto, recentemente, il “Right to repair” limitandolo, però, ai soli elettrodomestici: lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e apparecchi per l’illuminazione. Nella pratica, con questa normativa, i costruttori degli elettrodomestici devono garantire per almeno dieci anni, la disponibilità dei pezzi di ricambio affinché l’apparecchio che si rompe al di fuori della garanzia possa essere riparato, invece che sostituito.

Nel settore dell’elettronica di consumo misure del genere sono improbabili: difficilmente sarà possibile mantenere scorte di pezzi di ricambio per dieci anni, considerando anche quanto velocemente corre l’industria. Provate a pensare che cellulare usavate dieci anni fa. Pregevole, invece, la richiesta di rendere standard le porte di ricarica (e quindi i caricabatteria) degli smartphone e di tornare alle batterie sostituibili.

Vendere o restituire

L’UE mira anche a imporre ai costruttori di accettare che gli acquirenti dei loro dispositivi abbiano la possibilità di rivendergli o restituirgli gratuitamente smartphone, tablet e laptop vecchi, in modo da evitare che diventino pericolosi rifiuti elettronici (RAEE). Anche questa misura sarà difficilmente accettata dall’industria dell’elettronica anche se per alcune componenti, come le batterie, potrebbe effettivamente esserci un interesse a recuperarne il più possibile per riutilizzare i preziosi materiali in esse contenuti.

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