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Disney+ ha perso 1 milione di utenti, ma ne guadagnerà 6

Disney+ ha subito un pesante crollo degli abbonati a causa dei rincari di ottobre, ma dopo quello che è successo a Netflix nessuno se ne preoccupa

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La storia si ripete, in maniera incredibilmente simile a sé stessa: dopo l’aumento del prezzo e l’annuncio della stretta sulla condivisione delle password, anche Disney+ ha perso una gran quantità di utenti. Ma, esattamente come è già successo a Netflix, anche Disney+ nel giro di poco tornerà a generare nuovi abbonamenti.

Almeno questo è quello che dichiara l’azienda, nella sua ultima relazione finanziaria relativa ai dati dell’ultimo trimestre 2023, quello di Natale ma anche il primo con i nuovi prezzi e il nuovo piano “economicocon pubblicità.

Disney+ perde 1 milione di utenti

L’ultimo trimestre 2023 è stato ricco di luci e ombre per Disney+. Da un lato Hulu, che Disney ha completamente acquisito l’anno scorso pagando 8,6 miliardi di euro l’ultima quota ancora in mano a NBC Universal, ha registrato un forte aumento degli abbonati (+1,2 milioni), dall’altra l’abbonamento a Disney+ è stato cancellato da 1,3 milioni di persone.

Nella relazione finanziaria Disney precisa che il crollo degli abbonati era previsto e che è stato causato dal “sostanziale aumento di prezzo” e dalla fine della promozione estiva. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, visto che al crollo degli abbonati corrisponde una forte crescita dell’ARPU.

Con il termine ARPU si intente “Average Revenue Per User“, cioè ricavo medio per ogni utente. In pratica Disney+ ha perso 1,3 milioni di utenti in un trimestre, ma ogni utente le rende di più: a livello globale parliamo di un ARPU più alto di 14 centesimi di dollaro, mentre negli Stati Uniti e Canada l’ARPU è cresciuto molto di più.

Disney prevede +6 milioni di utenti

L’aumento dell’ARPU, secondo Disney, sta per combinarsi con un altro evento positivo per il colosso dell’intrattenimento: nei prossimi mesi gli utenti torneranno a crescere e Disney+ avrà 5,5-6 milioni di nuovi abbonati.

I numeri sono una previsione, derivante dal fatto che Disney+ ha iniziato a mettere in atto la famosa stretta sulla condivisione delle password. Secondo i dirigenti Disney questa stretta convincerà milioni di utenti che prima “condividevano” l’abbonamento a farne uno tutto per loro.

Non è ancora chiaro se questi ex scrocconi decideranno di fare l’abbonamento base con pubblicità oppure quello premium senza spot, ma poco importa: per Disney sarà comunque un successo.

Netflix insegna

I numeri pubblicati da Disney non stupiscono nessun addetto ai lavori, perché rispecchiano alla perfezione quanto già visto per Netflix.

La prima piattaforma di streaming al mondo, infatti, nel 2022 ha iniziato a lanciare il piano con la pubblicità, ad alzare il prezzo di quello senza spot e ad annunciare il blocco degli account condivisi. Alla prima relazione trimestrale i risultati furono pessimi: -960 mila abbonati.

Ma il momento buio è durato pochissimo: già dalla trimestrale successiva i numeri sono tornati in positivo e, oggi, si può dire senza dubbio che Netflix ha azzeccato la mossa.

Oggi il numero complessivo di abbonati a Netflix è superiore a quello di due anni fa e ben il 10% del totale degli abbonati ha un abbonamento con spot, anche se questo tipo di abbonamento è disponibile solo in 12 mercati.

Dove sta andando lo streaming

Disney+, sin dal lancio, è stata considerata l’unica piattaforma realmente in grado di scalfire il trono di Netflix grazie ad un catalogo eccezionale e alla potenza di fuoco di The Walt Disney Company. Non stupisce, dunque, che stia seguendo passo dopo passo tutte le mosse della società di Reed Hastings.

Ciò vuol dire che Netflix fa una cosa e, dopo pochi mesi, la fa anche Disney+. E Netflix, lo ricordiamo, ha appena annunciato che nel 2024 aumenterà i prezzi, aumenterà la quantità di pubblicità e continuerà a bloccare le condivisioni.

Questo è il futuro dello streaming: Netflix lo ha disegnato, Disney segue a ruota e, nel giro di poco, anche le altre piattaforme si adegueranno. Amazon Prime Video, d’altronde, ha già iniziato.

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