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Google alle strette in Europa: ecco come cambia su Android

Google prova a mutare la propria politica commerciale in Europa e cambia Android. Ecco cosa accadrà tra qualche mese agli utenti europei

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Chrome su smartphone Android Fonte foto: dennizn / Shutterstock.com

Il rapporto tra Google e l’Unione Europea non è mai stato rose e fiori: da Bruxelles sono arrivate spesso critiche, richiami ufficiali e persino multe a Mountain View per pratiche commerciali ritenute anticoncorrenziali. La disputa inerente la violazione del copyright da parte di Google News ai danni degli editori è solo un esempio di questo rapporto poco idilliaco, ma l’episodio più pesante per Google è senza dubbio la multa record da 5 miliardi di dollari inflittagli il mese scorso per abuso di posizione dominante per Android.

Secondo la UE, infatti, Google imporrebbe ai produttori di smartphone Android di preinstallare alcune applicazioni come Google Search, Chrome e YouTube: “Google ha usato Android come veicolo per cementare il dominio del suo motore di ricerca“, disse all’epoca la Commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager. Google ha sempre risposto che i produttori sono liberi di scegliere quali applicazioni preinstallare, dato che il suo sistema operativo mobile è open source. Ma la verità è che per far girare YouTube, Maps o altre applicazioni Google è necessario installare anche Chrome e Search.

Cosa cambierà su Android in Europa

Tuttavia, la maxi multa europea forse sta muovendo qualcosa: Google ha infatti annunciato che rilascerà nuove versioni di Chrome e del motore di ricerca nel Vecchio Continente che mostrano all’utente l’opzione per scaricare e usare un browser o un motore di ricerca alternativo. Queste alternative, però, varieranno da Paese a Paese. Potrà succedere, quindi, che a un utente verrà dato il suggerimento di installare Firefox, Edge, Opera o il motore di ricerca DuckDuckGo. Questa possibilità verrà mostrata subito dopo che all’utente sarà chiesto di installare una o più delle app standard di Google.

Non è possibile sapere oggi se questa mossa basterà a placare le ire della Commissione Europea, anche perché è molto difficile che gli utenti passino in massa ad applicazioni concorrenti a quelle di Google. Ma il gigante di Mountain View sa che, almeno in Europa, deve fare qualcosa per sembrare meno monopolista anche alla luce di una precedente multa, da 1,69 miliardi di dollari, che ha preso per averi violato le norme antitrust con la pubblicità erogata da AdSense. Secondo la UE, infatti, non è lecito che Google offra la possibilità di integrare nei siti Web di terzi il suo motore di ricerca e, allo stesso tempo, mostrare tra i risultati le sue pubblicità AdSense.