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SCIENZA

Invasione di vermocane nei mari Italiani, può provocare irritazioni: come riconoscerlo

Chiamato anche verme di fuoco, il vermocane è una creatura marina che non solo è dannosa per i nostri ecosistemi, ma può anche pungere in modo doloroso

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L’Hermodice Carunculata sembra sempre più diffuso nei nostri mari. Conosciuto come vermocane (o verme di fuoco), questo verme marino sta sostanzialmente invadendo le acque marine italiane, in particolare nel Sud Italia, con maggiore concentrazione in Sicilia, Puglia e Calabria. L’invasione porta con sé una serie di conseguenze da non sottovalutare ed è per questo che è davvero importante saperne di più.

Come si riconosce il vermocane?

Visto l’alto livello di allerta, a dare indicazioni su come riconoscere il vermocane è stato anche l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS). Innanzitutto va precisato che tende a vivere sui fondali marini, prediligendo in particolare quelli rocciosi, e si può trovare a basse profondità: per esempio, nello stretto di Messina e sulla costa del Mar Ionio possono essere trovati a pochi centimetri sotto la superficie dell’acqua. Generalmente misura 15-20 centimetri, ma può arrivare anche fino a 30. Al primo sguardo sembra un millepiedi: il suo corpo è allungato e appiattito ed è diviso in segmenti.

Riguardo alla colorazione, può andare dal verde al rosso passando per il giallo, il bianco e il grigio e lungo tutte le estremità ha delle setole bianche molto evidenti. Può anche essere leggermente lucente, come se emanasse un bagliore perlaceo. Anche se a un’osservazione non attenta non è possibile distinguerla dal resto del corpo, il vermocane ha anche una testa (che si trova nel primo segmento del suo corpo) con occhi e altri organi di senso, mentre la bocca è ventrale, dunque si trova al centro del suo corpo.

Perché è pericoloso?

Il vermocane non è pericoloso solo perché è urticante (cosa che vedremo meglio in seguito), ma anche e soprattutto per il suo impatto sugli ecosistemi marini. Pur trovandosi nel Mediterraneo da moltissimo tempo, la sua presenza si sta intensificando con una proliferazione sempre più consistente, causata dal riscaldamento globale e dalle ondate di caldo oceanico da record. Questo aumento della specie ha portato anche a un cambiamento dei suoi comportamenti predatori.

Infatti, mentre prima si nutriva prevalentemente di sostanze in decomposizione e pesci morti e tendeva ad attaccare solo i ricci di mare, adesso il vermocane è diventato molto più aggressivo. Come sottolinea l’OGS, specie nel Sud Italia i pescatori stanno trovando sempre più di frequente questi vermi marini incagliati nelle reti e negli strumenti da pesca, segnale che le loro abitudini di caccia si stanno modificando, spingendosi verso l’attacco di quei pesci che si avvicinano ai fondali e che possono pertanto essere più facilmente sorpresi, cosa che porta a un disequilibrio della biodiversità.

Quali sono i rischi per l’uomo?

Oltre alle conseguenze relative al comparto pesca, ci sono anche delle conseguenze che mettono a rischio la salute dell’essere umano, seppur in modo non tanto drastico da risultare letale. Le setole dei vermocani, infatti, contengono delle tossine urticanti che possono generare dolori, bruciori, edemi, pruriti e intorpidimento. Peraltro, gli studi su queste tossine sono ancora in corso e gli effetti possono anche essere soggettivi.

In linea di massima, come spiega in un articolo pubblicato su SkyTg24 il professor Roberto Simonini, esperto dell’Università di Modena e Reggio Emilia, il dolore e il fastidio possono anche mutare in base alla parte del corpo in cui si viene punti: se la pelle è più spessa si sente un bruciore, mentre se la pelle è sottile si può avvertire anche un forte dolore. Per scoprire di più sul vermocane, sulla sua diffusione e sul suo impatto, l’OGS ha anche creato una pagina Facebook ad hoc, utilissima da consultare per rispondere a ogni dubbio.

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