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SCIENZA

È stata svelata una nuova verità su un tesoro dell'era vichinga in Scozia

Il Galloway Hoard, tesoro vichingo scoperto nel 2014, contiene iscrizioni runiche anglosassoni che cambiano tutte le convinzioni sulla sua origine

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Fiabe e racconti ci insegnano sin da bambini una grandissima verità: i tesori non sono speciali solo perché sono preziosi, ma anche e soprattutto perché esistono dei motivi particolari per cui vengono sepolti e occultati. La storia, poi, ci conferma questa verità e trasforma i ritrovamenti archeologici in vere e proprie sfide piene di quesiti e interrogativi.

Una di queste sfide riguarda il Galloway Hoard, una delle più ricche collezioni di manufatti risalenti all’epoca vichinga mai scoperte. Proprio su questo tesoro c’è però una novità: un’iscrizione runica incisa su alcuni bracciali d’argento ha rivelato dettagli inaspettati sulla sua provenienza e sul suo possibile proprietario, aprendo nuovi scenari per gli storici.

Il Galloway Hoard e la nuova scoperta

Ma facciamo un passo indietro e parliamo prima del Galloway Hoard. Correva il 2014 quando un appassionato di metal detecting fece una scoperta straordinaria nella regione scozzese del Galloway: un tesoro sepolto composto da oltre cento manufatti, tra cui monete, gioielli d’oro, bracciali d’argento e una croce finemente decorata. Questo insieme di oggetti risale all’anno 900 d.C. e rappresenta uno dei ritrovamenti più significativi dell’era vichinga in Scozia.

La sorpresa più grande però, come dicevamo all’inizio, è arrivata solo di recente, quando un team di esperti, guidato dai dottori Adrián Maldonado e David Parsons dell’Università del Galles, ha esaminato da vicino le iscrizioni runiche presenti su alcuni bracciali d’argento. Come rivela lo studio pubblicato sulla pagina ufficiale del Natural Museum Scotland, queste rune, invece di appartenere alla tradizione scandinava, risultano scritte in caratteri anglosassoni, una scoperta che ha ribaltato le ipotesi sulla provenienza del tesoro e sulla sua appartenenza.

Cosa recitano le rune?

Le iscrizioni incise sui bracciali sono state decifrate con estrema cura: alcuni nomi sono facilmente riconducibili all‘inglese antico. Un bracciale porta la scritta "Egbert" (Ecgbreht), un altro mostra le lettere "ED", che potrebbero riferirsi a Edwin, Edward o Edgar. Un altro ancora presenta "TIL", traducibile come "buono" oppure come abbreviazione di un nome proprio. Un’ulteriore iscrizione recita "BER", probabilmente parte di un nome più lungo, come Berwulf o Bercol.

La scoperta più sorprendente è però l’iscrizione più lunga, incisa sul più grande dei bracciali, che recita DIS IS HIGNA F[EOH]. Dopo un’analisi dettagliata, gli studiosi hanno proposto questa traduzione: «questa è la proprietà della comunità». La parola higna, infatti, era spesso usata per indicare comunità religiose. Questo suggerisce che il tesoro potrebbe essere appartenuto non a un singolo individuo, ma a un gruppo, forse legato a un’istituzione ecclesiastica.

Di chi era il Galloway Hoard?

Vista le traduzione, gli studiosi hanno riconsiderato tutte le ipotesi finora fatte sulle origini del tesoro. Inizialmente, infatti, si pensava che fosse stato nascosto da un capo vichingo o da un mercante per proteggerlo da saccheggi e guerre. Le iscrizioni in inglese antico, invece, sembrano indicare un legame con la Northumbria, il regno anglosassone che occupava parte dell’attuale Scozia meridionale e dell’Inghilterra settentrionale.

L’ipotesi più affascinante è che il tesoro appartenesse a una comunità monastica: all’epoca, i monasteri erano bersagli frequenti delle incursioni vichinghe e spesso i monaci nascondevano le loro ricchezze per evitare che cadessero nelle mani degli invasori. La presenza di una croce decorata e di altri oggetti di carattere ecclesiastico rafforza questa teoria. Ma allora, chi ha sepolto il tesoro?

I nomi incisi sui bracciali potrebbero appartenere ai monaci stessi, ai benefattori del monastero o persino a coloro che hanno contribuito a raccogliere la ricchezza per motivi sconosciuti. Quello che è certo è che chiunque lo abbia nascosto non è mai tornato a reclamarlo, lasciando che il tesoro rimanesse sepolto per oltre mille anni, fino alla sua incredibile scoperta.

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