La temperatura si alzerà ancora e ci sono degli studi che lo dimostrano
Le temperature globali continueranno a salire nei prossimi anni: i nuovi dati delle Nazioni Unite parlano chiaro e indicano soglie critiche sempre più vicine
Non si parla più di possibilità, ma di probabilità sempre più concrete. I prossimi anni saranno molto caldi, forse i più caldi mai registrati, e questa volta non si tratta solo di osservazioni puntuali ma di una previsione precisa, costruita su modelli avanzati e dati raccolti in tutto il mondo: la temperatura si alzerà ancora e c’è un numero che sembra ricorrere sempre più spesso: 1.5.
È il grado e mezzo oltre il quale i cambiamenti climatici rischiano di diventare ancora più gravi, più difficili da controllare. Quel limite è stato fissato da tempo, ma adesso la comunità scientifica avverte che potremmo superarlo a breve. Non è ancora definitivo, ma è sempre più verosimile. E la tendenza, purtroppo, è chiara.
L’allarme delle Nazioni Unite
A lanciare l’allarme è stata l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di clima e meteo. Nel suo aggiornamento globale per il periodo 2025–2029, ha reso noti numeri che parlano da soli: c’è una probabilità del 70% che la temperatura media globale, nei prossimi cinque anni, superi il famoso grado e mezzo rispetto all’epoca preindustriale (1850–1900). E non solo: c’è l’86% di probabilità che almeno uno di questi anni oltrepassi da solo quella soglia simbolica.
Quello che colpisce non è solo la proiezione, ma il contesto in cui arriva. Veniamo da due anni consecutivi da record (il 2023 e il 2024) e da un decennio che è stato il più caldo mai registrato. Gli scienziati della WMO parlano apertamente di una “mancanza di tregua” e avvertono che l’impatto sarà sempre più evidente sulla vita quotidiana, sull’economia globale e sugli ecosistemi. Non si tratta quindi solo di un avvertimento tecnico, ma di un campanello d’allarme per governi, aziende e cittadini.
La situazione attuale e le prospettive future
Sempre secondo l’ultimo rapporto della WMO, nel 2024 la temperatura media globale è stata di circa 1,55°C sopra la media preindustriale, diventando così l’anno più caldo mai registrato da quando esistono osservazioni sistematiche. Un dato che fino a pochi anni fa sembrava impensabile: La soglia dell’1,5°C era considerata un punto critico, ma temporaneo. Oggi invece si parla esplicitamente di superamento continuativo, almeno su scala quinquennale.
Il nuovo scenario prevede che la temperatura media globale tra il 2025 e il 2029 sarà compresa tra 1,2°C e 1,9°C rispetto al periodo 1850–1900. Questo significa che non solo il riscaldamento continua, ma si sta stabilizzando su livelli sempre più elevati, e la probabilità di un anno singolo che tocchi addirittura i +2°C, seppur ancora bassa (1%), inizia a entrare nei modelli.
Sul lungo periodo, il riscaldamento stimato per la media ventennale 2015–2034 si attesta intorno a 1,44°C, secondo le attuali proiezioni. È una cifra che ci avvicina pericolosamente al superamento definitivo della soglia dell’Accordo di Parigi. E intanto alcune aree del pianeta si stanno scaldando molto più in fretta: l’Artico, ad esempio, potrebbe vivere inverni mediamente più caldi di 2,4°C rispetto alla media del trentennio 1991–2020, con effetti su scala globale a causa dello scioglimento dei ghiacci e dell’alterazione delle correnti atmosferiche.
I prossimi passi, tra avvertimenti e reversibilità
La WMO è chiara: ogni frazione di grado in più significa un rischio maggiore di eventi estremi, ondate di calore, siccità, incendi, scioglimento dei ghiacci e innalzamento del livello dei mari. E ogni anno che passa senza una riduzione decisa delle emissioni rende più difficile contenere l’aumento delle temperature. Per questo l’agenzia delle Nazioni Unite insiste sulla necessità di un’azione immediata, strutturata e condivisa a livello globale.
La scienza, oggi più che mai, fornisce le basi per decidere, ma la velocità della risposta dipende dalla volontà politica ed economica. C’è però ancora uno spazio d’intervento, e questa è forse la parte più importante. Gli esperti ribadiscono che non tutto è perduto. Se le emissioni verranno ridotte in modo significativo e rapido, è possibile stabilizzare il riscaldamento e, nel tempo, riportarlo sotto soglie più sicure. L’Accordo di Parigi resta un punto di riferimento, ma servono impegni più forti e strategie più ambiziose. Non si tratta di aspettare il prossimo vertice, ma di agire ora.